Non solo guerre e terrorismo: il 2015 è stato anche un anno di buone notizie

Guerre, attentati, disastri ambientali, scandali: le cattive notizie hanno dominato le prime pagine dei giornali per tutto il 2015, che probabilmente sarà ricordato come uno degli anni più tristi vissuti dal nostro Pianeta. Una percezione parziale, mutuata dal clamore mediatico suscitato da certi eventi, ma che non rispecchia fedelmente la realtà, molto più complessa e, fortunatamente, meno cupa di quanto immaginiamo.

Guerre, attentati, disastri ambientali, scandali: le cattive notizie hanno dominato le prime pagine dei giornali per tutto il 2015, che probabilmente sarà ricordato come uno degli anni più tristi vissuti dal nostro Pianeta. Una percezione parziale, mutuata dal clamore mediatico suscitato da certi eventi, ma che non rispecchia fedelmente la realtà, molto più complessa e, fortunatamente, meno cupa di quanto immaginiamo.

Basti pensare che, secondo The Atlantic, il 2015 sarebbe addirittura l’anno migliore vissuto fino ad oggi dall’umanità, e questo per via di alcuni importanti progressi compiuti su numerosi fronti. Anche se non possiamo fare a meno di ricordare con orrore le stragi di Parigi, così come i conflitti che continuano ad insanguinare la Siria, l’Afghanistan e molti altri luoghi del mondo, il 2015 è stato un anno di passi in avanti che fanno sì che una parte considerevole del Pianeta possa godere di una migliore qualità della vita, e ha visto sbocciare innovazioni tecnologiche e accordi politici che fanno ben sperare per il futuro.

Secondo l’Unicef, ad esempio, la mortalità infantile globale continua a scendere: il numero annuo dei decessi fra i bambini di età compresa tra 0 e 5 anni si è attestato per la prima volta sotto la soglia dei 6 milioni (per la precisione: 5,9 milioni), con un calo del 53% rispetto al 1990, quando le morti tra i più piccoli erano ben 12,7 milioni.

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Grazie alla diffusione dei vaccini, una malattia come la poliomielite, che in passato mieteva numerose vittime tra i più piccoli e che in molti casi lasciava conseguenze permanenti nei superstiti, è quasi del tutto scomparsa dalla faccia della Terra: negli scorsi 12 mesi nessun caso di contagio è stato riscontrato in Africa e gli ultimi focolai sono circoscritti all’Afghanistan e al Pakistan.

Il 2015 ha fatto segnare enormi passi avanti anche sul fronte dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione: secondo le Nazioni Unite, meno di un bimbo su 10 è rimasto fuori dalla scuola primaria e il numero di bambini che non hanno accesso ad alcun tipo di istruzione è sceso dai 100 milioni nel 2000 a circa 57 milioni.

Rispetto al 1990 è stato quasi dimezzato, a livello globale, il numero dei morti a causa di fame e carestie, che è passato dal 18,6% al 10,9%. Parallelamente, si è ridotto anche il numero delle aree geografiche afflitte dal problema. Ovviamente, è inconcepibile che nel 2015 ci siano ancora persone che non abbiano di cosa cibarsi: tuttavia, bisogna riconoscere che la strada intrapresa è quella giusta e che le strategie messe in campo stanno dando dei frutti. Non basta, è vero, ma il percorso è tracciato e non resta che impegnarsi a seguirlo.

Nel contempo, è diminuita anche la povertà a livello globale. Secondo la Banca Mondiale, nel mese di settembre 2015, per la prima volta nella storia dell’umanità, i casi di povertà estrema (persone costrette cioè a vivere con meno di 1,90 dollari al giorno) hanno riguardato meno del 10% della popolazione mondiale, con un calo del 37% rispetto al 1990.

Sempre più diffusa è anche la consapevolezza dei danni che le attività umane arrecano all’ambiente: è innegabile, infatti, che il raggiungimento di un accordo, per quanto non eccelso, in occasione della COP 21 di Parigi rappresenti una svolta, mostrando che la maggior parte dei Paesi del mondo ha finalmente preso coscienza dell’esistenza del problema “cambiamenti climatici”, ricacciando in un angolo le voci negazioniste.

Infine, alcuni importanti avanzamenti si sono registrati anche sul fronte dei diritti civili. Nonostante alcuni Stati abbiano vissuto una contrazione delle libertà personali, in altri ci sono state delle svolte epocali. Basti pensare che, in Arabia Saudita, le donne hanno avuto per la prima volta la possibilità di partecipare alle elezioni, sia in qualità di elettrici che di candidate. Nello stesso tempo, il numero di Paesi che punisce gli atti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso è sceso dai 92 del 2006 ai 75 del 2015 e in alcuni Stati, come l’Irlanda e gli Usa, il matrimonio omosessuale è diventato legale.

Certo, le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani sono ancora troppe, e diffuse in diversi angoli del mondo: tuttavia, è innegabile che oggi il mondo è sia un luogo migliore, un po’ più ricco, un po’ più sano, un po’ più informato e un po’ più consapevole di quanto non fosse appena qualche decennio fa. Ed è proprio da questo che dobbiamo ripartire, nel 2016, per far sì che il futuro sia migliore per tutti.

Lisa Vagnozzi

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