“Lucciole Per Lanterne”: intervista al collettivo che vuole l’acqua pubblica in Patagonia

Della Patagonia vi abbiamo già parlato. Il conflitto ambientale in atto nel territorio cileno sta appassionando chiunque cerchi di salvaguardare paesaggi e popolazioni autoctone minacciate da una globalizzazione irrispettosa, e non da meno noi italiani, indirettamente coinvolti nella vicenda. Enel, lo ricordiamo, nel 2008 diventa “proprietaria” e quindi beneficiaria dei “derechos de agua” nella Patagonia cilena, grazie ad un vecchio retaggio liberista che risale al 1981, quando Pinochet - allora dittatore e responsabile della morte di 3000 persone - permetteva attraverso una privatizzazione senza precedenti, la cessione dei diritti per lo sfruttamento dell'acqua alle multinazionali e alle grandi imprese.

Della Patagonia. Il conflitto ambientale in atto nel territorio cileno sta appassionando chiunque cerchi di salvaguardare paesaggi e popolazioni autoctone minacciate da una globalizzazione irrispettosa, e non da meno noi italiani, indirettamente coinvolti nella vicenda. Enel, lo ricordiamo, nel 2008 diventa “proprietaria” e quindi beneficiaria dei “derechos de agua” nella Patagonia cilena, grazie ad un vecchio retaggio liberista che risale al 1981, quando Pinochet – allora dittatore e responsabile della morte di 3000 persone – permetteva attraverso una privatizzazione senza precedenti, la cessione dei diritti per lo sfruttamento dell’acqua alle multinazionali e alle grandi imprese.

In concomitanza con le manifestazioni tenutesi in Italia, reali e via web, che volevano l’acqua come bene universale, nel 2010, un collettivo italo-cileno ha avuto la brillante idea di realizzare un documentario che raccontasse il dramma tuttora vissuto dalle popolazioni locali, private delle loro terre, della loro storia e della loro acqua. Il documentario, intitolato Lucciole Per Lanterne (in onore del Pasolini ambientalista e del suo “articolo sulle lucciole”) è ancora in fase di realizzazione. La storia delle tre donne che in contesti diversi della Patagonia vivono la loro quotidiana resistenza contro questo scempio, verrà alla luce grazie ad un vero e proprio processo partecipativo, con l’uso del “crowdfunding.

“Funziona così: vi registrate sul sito Produzioni Dal Basso e prenotate le vostre copie, senza pagare. Solo se a febbraio avremo raggiunto la cifra che abbiamo fissato come obiettivo (600 copie), sarete contattati per il pagamento. All’uscita del film ai nostri co-produttori, ricordati nei titoli di coda, sarà recapitato il dvd. Nello stesso tempo siamo impegnati in una serie di incontri (a Roma, Napoli, Bologna) con proiezione di materiali del film per promuovere la produzione dal basso e permettere a chi già ci sostiene di seguire l’evoluzione del progetto”.

La storia delle tre donne del documentario, il cui destino è anche nelle mani dell’ENEL, diventa il pretesto per raccontare la resistenza quotidiana. Si può davvero cambiare qualcosa dal basso?

Claudia, una delle protagoniste del documentario, conduce da anni la sua battaglia contro il mega-progetto idroelettrico attraverso la radio, cercando di informare e di coinvolgere gli abitanti della Patagonia per dare vita un’opposizione vigile ed efficace. La piazza di Coyhaique, il maggiore centro abitato, è teatro di manifestazioni organizzate dalle tante piccole associazioni che a tutti i livelli, ambientalisti, imprenditori locali, contadini, allevatori, donne, studenti, esprimono il loro dissenso e difendono la terra dove sono nati e vivono. La consapevolezza della propria identità e la difesa del proprio territorio rappresentano oggi l’unico strumento per contrastare lo sfruttamento, pianificato e sistematico, delle risorse naturali da parte delle grandi corporazioni e dei governi dei paesi più ricchi, in Patagonia come in tanti luoghi del mondo, Italia compresa. L’obiettivo da perseguire è un modello partecipato di gestione del territorio, delle risorse naturali, in base al reale bisogno della popolazione, e in particolare, per quanto riguarda l’energia, la produzione e la distribuzione su piccola scala. Non sappiamo se sarà possibile fermare il progetto con mobilitazioni di questo tipo, è una lotta impari, ma certamente questa è la strada da seguire”.

Lucciole_per_lanterne2_by_Stefano_Martone

Siete stati circa due mesi in Cile. Avete avuto modo di vedere con i vostri occhi ciò che sta accadendo. Potreste dipingerci l’immagine o il sentimento popolare più toccante durante la vostra permanenza?

Nel corso del nostro primo viaggio abbiamo avuto modo di cogliere da vicino le emozioni che stanno attraversando la Patagonia cilena. C’è molta rabbia e non solo perché la costruzione delle cinque dighe andrebbe a sconvolgere gli equilibri ambientali e sociali esistenti senza portare alcun beneficio per il territorio, considerato anche che l’energia prodotta andrebbe tutta al distretto industriale e minerario nel nord del Cile, ma soprattutto perché il megaprogetto è piovuto dall’alto, dal governo centrale, e alla popolazione locale non è stata data la possibilità di scegliere e di esprimersi. Molti sono sfiduciati e si sentono impotenti di fronte alle mosse, ben studiate, del consorzio HidroAysén e alla loro strategia di penetrazione nel territorio attraverso finanziamenti diretti alla popolazione, borse di studio per i ragazzi e contributi in denaro o in infrastrutture ai comuni della zona, per conquistarsi il favore nei confronti del megaprogetto. Queste dinamiche hanno generato reazioni diverse e divisioni all’interno di una comunità che vive in condizioni di isolamento e arretratezza economica per cui per alcuni è difficile rifiutare offerte tanto cospicue. Sembra di avere a che fare con un gigante che piomba e calpesta quella terra lontana e impotente a colpi di denaro e cemento, compromettendone la natura e lo spirito, per sempre. Una delle nostre protagoniste, che vive in una valle che sarà inondata e da cui sarà sfollata, parlando della terra che HidroAysén le darebbe come permuta ci ha detto: “Mi hanno detto che mi daranno una terra uguale o migliore, ma non ne esiste una uguale o migliore di questa, qui ci sono nata, c’è tutta la mia storia, la mia famiglia, la mia identità, nessun posto sarà mai come questo“.

lucciole_per_lanterne_3by_Stefano_Martone

Ma chi sono queste lucciole? Le lucciole sono le donne e gli uomini, ma anche il contesto ambientale in cui vivono, sacrificate in cambio delle lanterne, per produrre energia al di là del fabbisogno reale, e alimentare il cuore del potere politico ed economico, a migliaia di chilometri di distanza”. Le lucciole sono quindi i più piccoli sprazzi di vita, quell’infinitamente piccolo agli occhi dell’uomo assetato di denaro, e rispetto al quale le parole di Pasolini risuonano come attuali: “Io, ancorché multinazionale, darei l’intera Montedison per una lucciola”.

Per chiunque fosse interessato a organizzare un’iniziativa nella propria città, questa è la mail del collettivo di Lucciole Per Lanterne: luccioleperlantenedoc@gmail.com.

Sebastiano Piras

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