Passamano di Bolzano: come aprire un negozio free dove la merce non si paga

Vi ricordate di Passamano, il primo “non-negozio” basato sulla filosofia del recupero e del riutilizzo, dove non servono banconote, né monete? Il progetto made in Bolzano sta andando avanti, riscuotendo un sempre maggiore successo e un crescente interesse. In molti, infatti, ci avete contattato per chiedere maggiori informazioni su questa iniziativa, che mette gratuitamente a disposizione della collettività tutto ciò che può essere riusato e riciclato.

Vi ricordate di Passamano, il primo “non-negozio” basato sulla filosofia del recupero e del riutilizzo, dove non servono banconote, né monete? Il progetto made in Bolzano sta andando avanti, riscuotendo un sempre maggiore successo e un crescente interesse. In molti, infatti, ci avete contattato per chiedere maggiori informazioni su questa iniziativa, che mette gratuitamente a disposizione della collettività tutto ciò che può essere riusato e riciclato.

Prima di tutto, è bene precisare che questa iniziativa si regge grazie all’instancabile lavoro di un gruppo di volontari, che non ricevono compenso, pur tenendo aperta l’attività dal lunedi al venerdi, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00. “All’inizio eravamo in tanti – raccontano i volontari- , ma dopo pochissimo tempo siamo rimasti in tre, non è stato facile, riuscire a tenere aperto due ore al giorno per cinque giorni a settimana. Ora siamo una quindicina e molti sono i volontari che si presentano settimanalmente, così ora apriamo cinque ore al giorno“. In cambio, chiedono solo una libera offerta facoltativa per coprire le spese fisse.

Ma quali sono i costi di gestione? Si tratta di spese condominiali, bollette della corrente elettrica, telefono e riscaldamento, tassa sui rifiuti e assicurazione sul negozio e sul furgoncino. Per il resto, si vive di donazioni. Alcuni “clienti”, ad esempio, hanno regalato delle vetrine, in cui sono state messe scarpe e cravatte, borse, videocassette e vestiti. “Non c’è regime fiscale – spiegano i gestori sulla loro pagina facebookin quanto non c’è attività di lucro“. Quindi niente commercialista e niente tasse.

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Come si fa a mandare avanti un “Passamano”: “se gli introiti rimangono entro limiti bassi è tutto ok. Le spese di gestione del locale arrivano dalle offerte che la gente ci fa liberamente quando preleva qualche oggetto, se ne prende più dei 5 liberi o se sceglie alcuni “preziosi” per i quali richiediamo un’offerta (non un prezzo). Gli introiti mensili sono bassi, ma sufficienti per coprire tutte le spese (affitto, luce, gas, condominio, smaltimento immondizie, assicurazione per i volontari e i clienti, affitto garage per cose ingombranti, e altre spese varie ed eventuali). Non rimane molto alla fine del mese e, se rimane, si utilizza per “ampliare” quanto possibile la nostra iniziativa. Abbiamo solo dovuto depositare al Comune il nome Passamano per l’insegna del negozio (che è stata autoprodotta)“.

Cosa accettare e cosa no nel negozio?Per quanto riguarda la possibilità di scegliere degli oggetti, accettiamo praticamente tutto,se in buono stato. Tranne per VHS, TV a tubo catodico, sci vecchi, PC, stampanti e tutta l’informatica obsoleta o senza porta USB, oltre a enciclopedie e tutto ciò che è sporco, rotto o non funzionante“. Insomma, con una buona dose di impegno, organizzazione e passione, è così che Passamano può andare avanti senza troppe difficoltà. Ed è proprio questo che rende l’iniziativa replicabile anche altrove.

L’unico vero problema? Sono le persone scorrette.Dobbiamo solo trovare un modo per dare una calmata agli “arraffoni” che invadono il negozio per poi rivendersi le cose. Identificare l’arraffone – continuano i volontari- è relativamente facile: viene spesso, si riempie di roba e se ne va spesso senza nemmeno salutare e ovviamente senza lasciare un centesimo di offerta per aiutarci a sostenere le spese del negozio. Abbiamo così posto un limite adeguandoci alle regole di tutti i negozi di questo tipo presenti nel territorio italiano ed europeo: si possono prendere gratuitamente al massimo cinque oggetti per persona, siano essi tazzine o televisori, e mostrarli al banco prima di uscire“.

Roberta Ragni

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