Le nostre parole del 2011: confermate le previsioni?

Oggi, ci permettiamo di fare un atto di vera trasgressione giornalistica: la potremmo definire un'operazione di vanità di cui speriamo ci vorrete perdonare.

Il dovere di una redazione infatti è quella di fornire sempre notizie vere, fondate e confermate dai fatti. Quando si tratta di individuare quali dovranno essere gli argomenti di cui la società sentirà più parlare nei dodici mesi successivi, non vogliatene, ma una certa dose di intuito o, se preferite, di fortuna, bisogna pur averla.

Certo, ci sono temi prevedibili e nell’anno che si è appena concluso, alcuni lo erano decisamente. Che si sarebbe parlato di foreste, tema a cui il 2011 era dedicato, era fin scontato. Che i referendum annunciati sull’acqua pubblica e sul nucleare avrebbero scatenato la movimentazione di piazza a cui abbiamo assistito era auspicabile. Ma che il tema dello spreco alimentare sarebbe arrivato all’attenzione della Comunità Europea al punto da fare del 2013 l’anno della lotta contro gli sprechi… beh… a questa notizia, un sorriso auto compiaciuto è scappato.

Se certi temi a noi cari hanno raggiunto l’opinione pubblica così come ci aspettavamo e, in qualche modo speravamo, è certamente merito di coloro che ne hanno promosso il valore e la rilevanza. A noi, il dovere di portarlo alla vostra attenzione.

Andiamo al dunque, però. Quali erano le parole “green” di cui avevamo preannunciato futura notorietà, alla fine del 2010? In attesa di stilare e provare ad indovinare la parole del 2012, proviamo a fare il punto.

La prima era semplice. Che le buste di plastica avessero la loro immagine stampata sotto la scritta WANTED, si sapeva. Da quel 1 gennaio 2011, nei supermercati abbiamo cominciato a vedere sempre più signore e mariti arrivare con la busta di tela e commesse passare sacchetti leggeri e sottili con la raccomandazione di non riempirli troppo. L’Italia è stata la prima nazione europea a bandire gli inquinanti contenitori. I cittadini italiani ne erano informati, peccato che a non saperlo fossero le autorità della UE, che hanno ricevuto la comunicazione ufficiale solo a metà anno. Nel frattempo, si sono protratte indecisioni sul tipo di degradabilità dei sacchetti (non era stata chiarita la normativa europea di riferimento), ma piano piano stanno rientrando. Nel frattempo, abbiamo dato il buon esempio: Austria, Spagna e Stati Uniti stanno avviando i procedimenti per bandire le buste di plastica anche nei loro rispettivi Paesi.

Sul tema degli sprechi zero abbiamo già accennato. Una lotta che prevede un cambiamento sensibile dei comportamenti e delle abitudini non si può certo completare in un anno, ma molti passi in avanti sono stati fatti. L’attenzione offerta dall’Unione Europea alla proposta di Last Minute Market di dimezzare gli sprechi entro il 2025 portata in Parlamento dall’europarlamentare Salvatore Colonna e dal presidente della commissione Agricoltura Paolo De Castro è un forte segnale di svolta che ha visto l’Italia agire in anticipo, dimostrando sensibilità e progettualità sul tema.

Veniamo ora alle auto elettriche . Negli scorsi anni, un pugno di case automobilistiche ha investito in prodotti la cui entrata nel mercato è ormai imminente. Se il 2011 è stato l’anno degli annunci, il 2012 sarà quello della messa in strada. A partire dalla Renault () , pronta a lanciare una intera gamma, alla Nissan che con Leaf ha vinto il premio per Auto dell’anno, fino alla Opel Ampera, alle Smart e alle C-Zero, iOn e I-Miev di Peugeot-Citroen, il parco macchine tra cui scegliere la prossima quattro ruote è ricco e sfaccettato in attesa degli incentivi statali preannunciati. Nel frattempo si scaldano i motori in materia di batterie e torrette per il caricamento. A movimentarsi sono le compagnie elettriche. Enel sta testando le nuove aree di rifornimento a Pisa, Roma, Milano in collaborazione con Smart, mentre 60 auto elettriche Renault sono in prova in Lombardia per la compagnia A2A. Per evitare la proliferazione degli standard e quindi complicare ulteriormente la vita dei cittadini sarà necessario regolamentare il mercato e trovare accordi che vadano oltre gli interessi di coppia.

Ci ha tenuto in attesa per diversi mesi. Sembrava dovesse scomparire dal nostro vocabolario, ma alla fine il SISTRI ce l’ha fatta. Dopo essere slittato diverse volte dalle agende parlamentari, essere stato soppresso, dimenticato e nel frattempo essere già costato qualche milione di euro, è risorto a settembre quando ormai sembrava dato per spacciato. I mesi di novembre e dicembre sono stati dedicati a compiere test che hanno coinvolto tutti gli attori della filiera. Dal prossimo 9 febbraio, il sistema telematico per rintracciare i rifiuti entrerà in vigore.

Sono passate invece solo poche settimane dalla conclusione della diciassettesima conferenza ONU sul clima a Durban() . Abbiamo visto foto di diplomatici affaticati, dormienti sulle poltrone dopo notti di trattative, ma il risultato portato a casa è stato da più parti letto come un intramezzo poco convincente. Se India e Cina hanno ammorbidito le loro posizioni ostili, la firma di un nuovo accordo di Kyoto è stato rimandato al 2020. I termini del trattato dovranno però essere discussi a partire dal 2015. A questo punto, la domanda che nasce purtroppo spontanea è: a quali scopi sarà dedicata la prossima conferenza in Quatar?

Acqua pubblica e nucleare

In casa nostra, invece, la decisione su cosa fare dell’acqua e dell’energia nucleare (https://www.greenme.it/tag/referendum-2011) è stata presa dai cittadini. Precisamente il 57,04% degli italiani, il 12 giugno è andato alle urne per esprimere un voto compatto e unanime. A nulla sono serviti gli inviti ad andare al mare. Il referendum ha espresso due affermazioni chiare: l’acqua è un bene pubblico e l’energia non è nucleare. Da anni, una consultazione popolare non raggiungeva un tale livello di partecipazione, segnale di un bisogno della popolazione italiana a non subire le decisioni, ma a prenderne sempre più parte.

Tuttavia, poco margine di scelta è rimasto nelle mani degli italiani di fronte alle decisioni del nuovo Governo Monti. Tra tasse e tagli, alcune buone norme hanno trovato continuità: sono prorogate fino a dicembre 2012 le detrazioni del 55% per “interventi di ristrutturazione, di efficientamento energetico e per spese conseguenti a calamità naturali”. Un classico rinnovo precario che consente di far tirare un breve sospiro di sollievo a tutte le numerose aziende nate o convertite alle tecnologie green che nel nostro Paese stanno nascendo. Per chi invece si ritroverà a comprare elettrodomestici in questi giorni di shopping, troverà sulle pareti del proprio frigo nuovo (ma anche congelatori, televisori e lavatrici) le nuove etichette energetiche che certificano l’efficienza del prodotto. La graduale sostituzione delle strumentazioni consentirà di alleggerire di oltre 2 milioni di tonnellate la nostra impronta.

Arriviamo infine al tema della Generazione Terra. Quello che abbiamo gettato alla fine dell’anno scorso era un seme, consapevoli che non si cambiano le aspettative lavorative di una generazione solo dandogli una definizione. D’altro canto sappiamo quanta parte del futuro dei nostri figli passi attraverso un riassestamento dei rapporti con la terra: se vogliamo che ci sia cibo per tutti nei prossimi anni, se vogliamo sfruttare meglio la terra incolta a disposizione, se vogliamo che la terra sia per noi non solo una mucca da mungere ma anche una madre pronta a proteggerci. Nei prossimi mesi si dovrà decidere la Politica Agricola Comune (PAC) () dell’Unione Europea. In vista di quel giorno, AIAB, Legambiente e Slow Food hanno cominciato a condurre la loro campagna di sensibilizzazione per una nuova proposta normativa che sostenga i piccoli produttori e promuova regole semplificate, capaci di stimolare e garantire la produzione e la vendita anche a livello locale di cibo di qualità.

Per restituirvi una panoramica fedele di quanto è successo in questi dodici mesi non basterebbe il doppio delle parole che abbiamo già usato. Questo breve compendio è solo un modo per non perdere di vista i passi fatti fino a ora, per essere pronti ad affrontare le sfide che ancora ci aspettano e offrire a coloro che nel 2012 nasceranno, le stesse condizioni ambientali in cui noi siamo vissuti.

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