Fiocco di neve, il bambino ghiacciato che commosse il mondo ha una nuova casa e sta bene

L’anno scorso, le foto di un bambino cinese di 8 anni che arrivava a scuola con i capelli congelati, le ciglia e le mani gonfie dopo aver camminato per 4,5 km hanno acceso una forte discussione sulla povertà infantile in Cina

Una foto con i capelli ghiacciati gli valse un anno fa il soprannome di “Fiocco di neve”. A 12 mesi esatti di distanza dalla “tempesta” sui social media, la vita del piccolo Wang Fuman è molto diversa.

Quando le fotografie furono pubblicate su Twitter nel 2018 dal suo insegnante, ci fu un grossissimo rumore: il bambino, 8 anni allora, entrava in classe in un paesino della provincia dello Yunnan con i capelli completamente ghiacciati. Il perché? Per arrivare a scuola era costretto tutti i giorni a percorrere 4 chilometri e mezzo a piedi dalla casa di fango in cui viveva.

È per questo che fu subito soprannominato “Ice Boy”, “Fiocco di neve” e divenne in Cina e in tutto il mondo il simbolo dei “bambini poveri lasciati indietro” (i cosiddetti “liushou”) da una società che si preoccupa solo di un benessere effimero e della ricchezza.

Da allora è partita una gara di solidarietà. Ora, la sua famiglia si è spostata da una capanna di fango a una casa a due piani e la passeggiata di Fuman fino a scuola è di soli dieci minuti lungo una strada asfaltata.

Suo padre Wang Gangkui ha dichiarato che “la vita è molto migliore: rispetto alle mura di fango e alla strada fangosa, siamo molto meglio riparati dal vento e dalla pioggia”.

E non solo, la colletta è servita a migliorare la struttura della scuola, dotandola di riscaldamento e di un dormitorio, in modo che gli studenti che vivono lontano abbiano alloggi nel campus.

La versione cinese di Twitter, Weibo, è esplosa con il tag hash “IceBoyaYearOn” e molti vedono la storia come uno dei successi dell’umanità.

I cambiamenti a Wang e alla sua famiglia sono gratificanti: questo è il merito dell’opinione pubblica e dello sforzo congiunto del governo locale e di innumerevoli persone premurose”, scrivono.

E chissà se, in questi tempi duri e incattiviti, non ci sia uno spiraglio di umanità anche in quest’altra parte del mondo…

Germana Carillo

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