Utilizzare il DNA ambientale per rilevare le specie in via d’estinzione a partire da un…pesce

In Giappone il DNA ambientale viene utilizzato dagli scienziati per monitorare le specie di animali a rischio d’estinzione

Monitorare le specie a rischio di estinzione analizzando il DNA di quelle che vivono intorno, è quanto stanno facendo gli scienziati giapponesi a partire da…un pesce! Nelle acque del fiume Ashida, in Giappone, vive il Rhodeus atremius suigensis, nome scientifico del cosiddetto pesce amaro.

Si tratta di un esemplare d’acqua dolce particolarmente abbondante in queste zone. Eppure oggi è seriamente minacciato d’estinzione.

Il pesce amaro, per di più, è stato riconosciuto come specie indicatrice per la conservazione della biodiversità negli ecosistemi di acqua dolce.

Al fine di preservare e proteggere la fauna acquatica del luogo, gli scienziati compiono studi e campionamenti su vaste aree, ma ciò richiede molto tempo nonché un grande dispendio di risorse di ogni tipo.

Per questo motivo gli esperti si concentrano maggiormente su piccole aree circoscritte, tracciano il DNA degli organismi presenti in quella zona (definito come DNA ambientale) per controllare le specie acquatiche esistenti in maniera efficiente e non invasiva.

Gli scienziati dell’Università di Okayama (Giappone) si sono serviti di questa innovazione per rilevare la presenza, la distribuzione e soprattutto la densità della popolazione del pesce amaro.

Nello specifico si tratta della PCR, tecnica di biologia molecolare utilizzata per replicare ripetutamente un tratto definito del DNA del quale si conoscono le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Landscape and Ecological Engineering nel novembre dello scorso anno.

I partecipanti al progetto hanno sistemato diverse trappole per pesci in circa 48 punti di una canale agricolo nel bacino del fiume Ashida.

È stato visto che le concentrazioni di DNA ambientale variavano in base alla distanza del canale dal punto in cui sono stati catturati gli esemplari di R. a. Suigensis: maggiore è la distanza, minore è la concentrazione di DNA ambientale.

La strategia adottata dagli scienziati rappresenta un ottimo strumento per monitorare la densità di molte specie animali a rischio estinzione. 

Non rappresentando una minaccia per l’ecosistema, potrebbe essere replicata anche per mappare aree più grandi.

Inoltre, gli strumenti molecolari di cui disponiamo oggi rappresentano una grande risorsa anche per quanto riguarda la conservazione della specie e la tutela della biodiversità.

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Fonte: Journal of Landscape and Ecological Engineering

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