I ricercatori americani hanno stilato una triste "classifica" degli animali marini che più rischiano l'estinzione, per indirizzare gli sforzi della politica in loro difesa

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Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università del Queensland e dell’Università di Santa Barbara (Stati Uniti) ha identificato le specie marine più vulnerabili e maggiormente a rischio di estinzione: lo scopo della classifica è invitare governi e associazioni ad indirizzare i loro sforzi nella difesa di queste specie, particolarmente minacciate dagli effetti della crisi climatica ma anche dall’inquinamento dei mari e dalle attività di pesca intensiva.
Diversamente da ciò che si potrebbe pensare, non sono le balene e neppure le tartarughe le specie marine più a rischio: sono molluschi, coralli ed echinodermi (ricci di mare) le specie che stanno subendo le conseguenze più gravi dell’agire umano – minacciate dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, o vittime “collaterali” della pesca intensiva per uso alimentare.
Fra i coralli la goniopora (chiamata comunemente “corallo vaso di fiori”), tipica degli oceani Pacifico e Indiano e nel Mar Persico, rappresenta una delle specie maggiormente a rischio, poiché colpita da fattori di “stress ambientale” come l’acidificazione degli oceani o il riscaldamento delle acque. Anche stelle marine e lumache di mare che abitano gli oceani di tutto il mondo sono particolarmente suscettibili allo stress ambientale, e ciò ha sorpreso gli scienziati: si tratta infatti, nella maggior parte dei casi, di animali che vivono in acque molto profonde – questo dimostra fino a che punto si stanno diffondendo gli effetti dell’inquinamento.
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L’ambiente sta cambiando molto rapidamente a causa delle azioni umane e dobbiamo utilizzare tutte le informazioni disponibili per aiutarci a valutare quali animali sono a rischio e perché, e per aiutare a sviluppare i modi più appropriati per proteggerli e gestirli – spiegano i ricercatori. – La classifica che abbiamo stilato è unica, poiché utilizza le caratteristiche o i tratti biologici delle specie marine per valutare la loro vulnerabilità a specifici fattori di stress o minacce con il maggiore impatto potenziale, come l’inquinamento, la pesca e, naturalmente, i cambiamenti climatici.
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Sapere quali sono le specie più a rischio potrebbe guidare la ricerca degli scienziati nei prossimi anni e promuovere la creazione di piani di protezione mirati proprio per gli animali che maggiormente rischiano di sparire. L’obiettivo dei ricercatori è accendere i riflettori sulla questione e proteggere ecosistemi particolarmente fragili, come quelli oceanici.
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Fonte: Ecosphere
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