Scempio nel Parco del Matese: ucciso un giovane lupo a colpi d’arma da fuoco

Orrore nel Beneventano: nel Parco del Matese è stata rinvenuta una giovane lupa senza vita; ad ucciderla 4 colpi di carabina. È l'ennesimo episodio che dimostra che nel nostro Paese non sappiamo ancora convivere con questi straordinari animali, troppo spesso dipinti erroneamente come una minaccia

Non c’è pace per i lupi che vivono nella nostra penisola. L’ennesimo esemplare è stato barbaramente ucciso: stavolta la crudele sorte è toccata a una giovane lupa, freddata a colpi d’arma da fuoco all’interno del Parco regionale del Matese, in Campania.

Lo sconcertante ritrovamento è avvenuto in località Ponte di Lavello, nel comune di Cusano Mutri (Benevento) dopo una segnalazione ricevuta dai Carabinieri forestali di Benevento, che si sono subito recati sul posto. Dai primi rilevamenti è emerso che il giovane esemplare – che apparterrebbe alla specie Canis lupus – è stato ammazzato qualche giorno fa con quattro colpi esplosi da una carabina.

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Adesso, mentre si cerca il responsabile del vile atto, il corpo dell’animale si trova presso l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, dove verrà effettuato l’autopsia per far luce sul decesso e confermarne la razza. Ma una cosa è certa: nel nostro Paese questi animali, che svolgono un ruolo chiave per l’ecosistema, sono sempre più in pericolo a causa dell’uomo.

I casi di abbattimenti (del tutto ingiustificati) dei lupi sono ormai divenuti una consuetudine. Soltanto qualche giorno a un destino simile era andato incontro un altro esemplare di sesso femminile, ucciso sempre a colpi d’arma da fuoco nel comune di Roccaromana, in provincia di Caserta.

Questo accanimento dei confronti dei lupi è inaccettabile e insensato, anche perché nella maggior parte dei casi si tratta di animali uccisi nei loro habitat naturali e non all’interno di proprietà private o fattorie. Tra l’altro i lupi possono aiutarci a contenere in modo naturale a contenere la presenza dei cinghiali che si spostano con maggiore frequenza verso le nostre città.

È il maggior predatore dei cinghiali che costituiscono la quasi totalità della sua alimentazione. – sottolinea a tal proposito Carla Rocchi, Presidente nazionale dell’ENPA – Basta con l’ignoranza, la diffamazione, la colpevole disinformazione! Tutto questo diviene una ferita intollerabile per l’ambiente del nostro Paese. Ci auguriamo che in tempi brevi, finalmente, l’Italia adegui il suo sistema sanzionatorio a quanto l’Europa da tanti, troppi anni, ha chiesto con la Direttiva della tutela penale sull’ambiente (sin dal 2008). È dunque imprescindibile rivedere un sistema sanzionatorio oggi paurosamente debole e insufficiente.

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Fonte: Carabinieri Tutela Forestale

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