Scoperta colonia di pinguini su un’isola di plastica: è una bufala (ma a metà)

Una piccola colonia di pinguini, sparuti e tristi, su un'isola di plastica in mezzo all'Oceano Pacifico. Una scena raccapricciante quella raccontata dal WWF Germania. Gli uccelli erano stipati su un cumulo di rifiuti alla deriva in mare

Una piccola colonia di pinguini sparuti e tristi, su un’isola di plastica in mezzo all’Oceano Pacifico. Una scena raccapricciante quella raccontata dal WWF Germania. Gli uccelli erano stipati su un cumulo di rifiuti alla deriva in mare.

I pinguini, che normalmente vivono sul pack di fronte alle coste dell’Argentina, probabilmente stavano cercando un luogo per nidificare, ma trovando solo rifiuti e plastica galleggiante, si sono fermati lì.

Bastava guardare la data di diffusione della notizia per capire che si trattava di un pesce d’aprile. Ma non del tutto .Diffusa il 1° aprile scorso, la notizia della scoperta dei pinguini sull’isola di plastica era una bufala, ma con un fondo di verità. Gli oceani sono così inquinati che esistono davvero isole di plastica, ben più grandi di quella mostrata dal WWF nelle immagini e nel video del Pesce d’aprile.

Viviamo in un mondo in cui le specie animali lasciano il loro habitat perché i cambiamenti climatici stanno cambiando la natura. Per questo il WWF ha ideato questa bufala provocatoria.

Ultimamente sono state trovate altre colonie di pinguini lontane dal loro normale habitat. Per questo l’idea della colonia sull’isola di plastica non era poi così lontana dalla realtà.

Questa scoperta conferma la drammatica situazione dei nostri mari, dove si formano strutture galleggianti di rifuti plastici quasi permanentichiosava il WWF. Scoperta finta ma contesto più che reale. “Nell’Oceano Pacifico tra la California e le Hawaii, c’è un’isola di plastica che secondo gli ultimi rapporti, è tre volte più grande della Francia”.

La verità è che circa il 70% della superficie terrestre è coperta dall’acqua ma in ogni chilometro quadrato del mare galleggiano centinaia di migliaia di pezzi di plastica. Occorrono da 350 a 400 anni per la completa decomposizione. Di recente, un capodoglio è stato trovato morto in Spagna con 30 kg di rifiuti nello stomaco.

“Gli uccelli marini muoiono in modo atroce, a causa dei pezzi di microplastiche che ingoiano e che finiscono nello stomaco. Le tartarughe marine scambiano i sacchetti di plastica per pesci o meduse e muoiono soffocate, mentre i pezzetti più piccoli vengono scambiati per plancton. Tre quarti della spazzatura che si trova in mare è plastica” dice il WWF

Un problema che purtroppo è lontano dalla risoluzione.

Nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per ridurre il ricorso alla plastica nel quotidiano. #svestilafrutta è la campagna social che greenMe.it ha lanciato per combattere l’utilizzo smisurato della plastica per confezionare quel tipo di frutta che non ha alcun bisogno di ulteriore protezione avendo la buccia.

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Ogni volta che vi capita di vedere un prodotto imballato in maniera eccessiva e senza alcuna necessità scattate una foto, postatela sui social Facebook, Twitter, Instagram usando l’hashtag #svestilafrutta, taggando @greenMe_it e inserendo anche il nome del supermercato in cui avete scattato la foto.

Il 1° aprile è passato ma la plastica in mare non è uno scherzo.

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Francesca Mancuso

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