Oloturie: finalmente c’è il decreto che vieta la pesca dei cetrioli di mare (ma fino al 2019) 

Approvato il decreto che vieta la pesca delle oloturie, anche note come "cetrioli di mare", eccezionalmente utili a mantenere l’equilibrio dell’ambiente marino.

Vietata la pesca dei cetrioli di mare. È stato infatti finalmente approvato il decreto che vieta la pesca delle oloturie che, alla pari di stelle marine e ricci di mare, sono utili a mantenere l’equilibrio dell’ambiente marino. Una disposizione che ne vieterà la pesca nei nostri mari, ma soltanto fino al 31 dicembre 2019.

Contro una pesca eccessiva, che per anni si è fatta soprattutto nel sud-est Asiatico e nell’Oceano Indiano ma che nemmeno in Italia ci siamo risparmiati, e dopo una serie di sequestri contro pescatori di frodo, finalmente arriva il decreto n.156 del 27/02/2018 che la rende illecita.

Le oloturie sono di fatto da sempre mangiate nei Paesi asiatici. Proprio per questo, si è avuto un vero e proprio “sovrasfruttamento” che ha portato le popolazioni dell’Asia dapprima a svilupparne allevamenti, poi a dar luogo a una pesca e a una commercializzazione sfrenate. Non solo, nonostante non facciano parte della dieta mediterranea, anche qui da noi si è creata una vera e propria caccia alle oloturie: con la crescente richiesta del mercato asiatico si è infatti diffuso il prelievo senza regole che ha impoverito anche i nostri mari, compromettendo il buon funzionamento di ecosistema e biodiversità.

Cosa sono i cetrioli di mare e perché sono così importanti

Delle oloturie, comunemente note come cetrioli marini o cetrioli di mare (Echinodermi della classe Holoturoidea), esistono numerose specie, ognuna con un ruolo ecologico diverso, che gli esperti paragonano a quelle dei lombrichi negli ecosistemi terrestri, perché sono dei veri e propri “spazzini” del fondale marino.

Sono animali che possono raggiungere anche i 30 centimetri e oltre e scavano nei fondali ingerendo il sedimento e digerendo la materia organica in esso contenuto.

Il sedimento “trattato” viene espulso dall’apparato digerente e favorisce l’attecchimento di altri organismi e ne aumenta il benessere. In questo modo, rendono più pulito l’ambiente in cui proliferano le alghe e le lagune della barriera corallina e il loro materiale di scarto è spesso fonte di nutrimento per i coralli.

Quello che le caratterizza è anche un meccanismo di difesa chiamato “auto-eviscerazione”, in cui per spaventare il nemico sono in grado di estrarre gli intestini dal proprio corpo.

La loro pesca indiscriminata ha rischiato di mettere a repentaglio l’intero ecostistema sottomarino, ma con il principio di precauzione si è oggi intervenuti a tutela dei fondali marini e della biodiversità e con il decreto n.156 del 27/02/2018 si è stabilito il divieto di “pescare (catture «bersaglio-target» e/o «accessorie-by catch»), detenere a bordo, trasbordare, ovvero sbarcare, esemplari di oloturie fino a dicembre 2019”.

Un’altra vittoria, dopo quella sulle microplastiche e cotton fioc non biodegradabili. In tre mesi siamo riusciti ad ottenere tre leggi in difesa del mare, continuamente minacciato da pesca illegale e inquinamento. Siamo grati al Sottosegretario con delega alla pesca, Giuseppe Castiglione, che ha firmato il decreto tanto sollecitato“, conclude Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo, che ha combattuto in prima linea in difesa delle oloturie.

Una bella notizia, insomma, per i nostri mari e per la meravigliosa biodiversità che in esso si trova.

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Germana Carillo

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