Mediterraneo sempre più popolato da meduse. Ma perché?

Il Mediterraneo è sempre più pieno di meduse

Meduse, meduse e ancora meduse. Il Mediterraneo ne è sempre più pieno: nel profondo blu, vicino ai canyon marini, le meduse si riproducono a migliaia per poi disperdersi ovunque.

A far bella mostra di sé questa estate sono la medusa Pelagia nel Mediterraneo occidentale e Drymonema dalmatinum in Alto Adriatico, tornata dopo quasi un secolo con il suo cappello di circa 80 centimetri e avvistata tre volte nell’ultima settimana al largo di Lignano, a Pirano e a Muggia.

La Pelagia quest’anno si è riprodotta tantissimo e le correnti possono spingere queste specie marine urticanti, tipiche del Mediterraneo e dal caratteristico bordo violaceo, sul mar Ligure, il Tirreno e lo Ionio“, spiega Ferdinando Boero, biologo marino dell’Università del Salento e Cnr-Ismar e coordinatore del progetto Ue Coconet e ricercatore Perseus.

Quanto alla Drymonema dalmatinum, si tratta di una specie rarissima che probabilmente mangia altre meduse ed è parente di Cyanea capillata, la medusa criniera di leone che vive nel mare del Nord e nell’Atlantico.

Nel golfo di Venezia – continua Boero – c’è stata invece da novembre a marzo una specie aliena, la Benovici, molto probabilmente portata dall’acqua di zavorra delle navi ma ora è sparita; forse non è riuscita ad acclimatarsi. A fior d’acqua invece, sul Mar Ligure, Toscana, Sardegna, Lazio e Campania le colonie di Velella Velella, polpi galleggianti carnivori che quando spiaggiano rendono la riva blu. Ce ne sono a miliardi, non sono meduse e l’unico rischio per queste che vengono chiamate ‘le barchette di San Pietro’ è per la pesca perché mangiano le uova galleggianti dei pesci”.

PERCHÉ LE MEDUSE AUMENTANO – Un aumento che, se da un lato è visto di buon occhio tanto da far ipotizzare dagli esperti una sorta di “turismo per le meduse” (a tale proposito Boero dichiara che è in corso, insieme con Issia del Cnr e Ismar, uno studio su sensori remoti per gli 8400 km di coste italiane, come droni volanti e sottomarini), dall’altro lato non è esattamente sinonimo di un ambiente sano e senza pericoli. Alcune indagini hanno infatti accertato che i cambiamenti climatici e l’inquinamento sono due delle principali cause dell’aumento delle meduse nei nostri mari, così come la pesca intensiva e dunque la scarsità di pesce in mare. Il fatto è che l’uomo è riuscito a impoverire la varietà di specie ittiche che si nutrono di plancton: in questo modo, si trovano meno larve e le meduse hanno meno concorrenti per la loro dieta, nutrendosi facilmente e moltiplicandosi.

BARRIERE – La parola “medusa” fa un po’ rabbrividire il bagnante di turno, che se ne urta inavvertitamente una, ha un senso di pizzicore e bruciore non proprio piacevole. È per questo che alcuni imprenditori del turismo balneare, da Castellaneta Marina nel tarantino alle Eolie, col progetto Med-Jellyrisk coordinato da Stefano Piraino dell’Università del Salento, hanno pensato all’installazione di reti anti-medusa nelle spiagge libere. Le barriere dovrebbero consentire ai bagnanti di stare in acqua serenamente e, nel contempo, lasciare libere le meduse.

Ad ogni modo, ecco alcuni consigli per alleviare il fastidio e tutti i rimedi naturali in caso di puntura.

Germana Carillo

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