In Malesia scoperta una misteriosa scimmia mai vista prima, nata dall’accoppiamento fra due specie

Un raro caso di accoppiamento tra specie di primati simpatrici lontanamente imparentate. Peccato che la nascita di questo ibrido sia dovuta alla progressiva perdita e frammentazione dell'habitat

Era il 2017 quando i ricercatori si imbatterono per la prima volta in una misteriosa scimmia dalle caratteristiche fisiche alquanto singolari. La scoprirono per caso guardando delle foto naturalistiche scattate nel Lower Kinabatangan Wildlife Sanctuary, a Sabah, in Malesia, caricate online dagli autori.

Nel corso delle loro osservazioni, e di ulteriori approfondimenti, compresero che si trattava di un raro caso di accoppiamento tra specie di primati simpatrici lontanamente imparentate. Probabilmente un maschio di nasica (Nasalis larvatus) e una femmina di presbite argentato (Trachypithecus cristatus), due specie che pur essendo parenti lontani, risultano molto diverse dal punto di vista fisico, sia per quanto riguarda la colorazione che il peso, la grandezza e altre caratteristiche.

Ebbene, la scimmia misteriosa, com’è stata ribattezzata, presenta caratteristiche di entrambe: il muso per esempio risulta più somigliante alla nasica, nonostante il naso più piccolo e il diverso colore, mentre il pelo ricorda quello del presbite. Inoltre, cosa davvero singolare per gli ibridi come questo, che solitamente sono sterili, nel 2020 un esemplare femmina è stato fotografato mentre cullava un cucciolo.

Una tale scoperta potrebbe sembrare un’ottima notizia, in realtà, secondo i ricercatori, la nascita di questo ibrido sarebbe dovuta alla progressiva perdita e frammentazione degli habitat nello stato del Sabah, che avrebbe confinato le due specie nella foresta fluviale lungo il Kinabatangan. L’accoppiamento fra specie diverse tendenzialmente si verifica se i gruppi di entrambe le specie madri sono confinati in un piccolo spazio.

La frammentazione dell’habitat, in questo caso causata dall’espansione delle piantagioni di palma da olio, è sempre una minaccia per le popolazioni di fauna selvatica, ha spiegato Nadine Ruppert, primatologa e docente senior presso l’Universiti Sains Malaysia, coautrice dello studio, ed è quindi importante intervenire per mitigarla o evitarla totalmente.

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FONTE: International Journal of Primatology

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