Una devastante malattia della pelle sta colpendo (e uccidendo) i delfini in Usa e Australia

Una grave malattia della pelle sta uccidendo i delfini tursiopi. E la colpa, secondo un nuovo studio, è dei cambiamenti climatici

E’ nota come Fresh water skin disease ed è una grave malattia della pelle che colpisce alcuni mammiferi marini e in particolare i delfini tursiopi. E la colpa, secondo un nuovo studio, potrebbe essere dei cambiamenti climatici.

Una strana epidemia sta colpendo i mammiferi marini negli Usa e in Australia, e in particolare il Burrunan (Tursiops australis), una specie di delfino tursiope c. Ora per la prima volta, i ricercatori hanno capito di cosa si tratta: è la cosiddetta malattia della pelle di acqua dolce ed è legata ai cambiamenti climatici. Lo studio ha importanti implicazioni perché il delfino Burrunan è raro e minacciato nel sud-est dell’Australia, e potrebbe fornire le informazioni necessarie per diagnosticare e trattare gli animali colpiti.

Di recente gli scienziati del Marine Mammal Center di Sausalito, in California, il più grande ospedale per mammiferi marini del mondo, e i colleghi di tutto il mondo hanno identificato una nuova malattia della pelle dei delfini collegata al cambiamento climatico. Una scoperta rivoluzionaria, poiché per la prima volta dalla comparsa della malattia nel 2005 gli scienziati sono stati in grado di collegare una causa alla condizione che colpisce le comunità di delfini costieri.

Essi hanno scoperto che per via della diminuzione della salinità dell’acqua causata dai cambiamenti climatici, i delfini sviluppano lesioni cutanee irregolari e in rilievo in tutto il corpo, che possono coprire fino al 70% della loro pelle. La malattia mortale della pelle è stata notata per la prima volta dai ricercatori su circa 40 delfini tursiopi vicino a New Orleans dopo l’uragano Katrina nel 2005.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, arriva sulla scia di focolai significativi in ​​Louisiana, Mississippi, Alabama, Florida, Texas e Australia negli ultimi anni. In tutti questi luoghi, un improvviso e drastico calo della salinità nelle acque era il fattore comune. I delfini costieri sono abituati ai cambiamenti stagionali dei livelli di salinità nel loro habitat marino, ma non vivono in acqua dolce. La crescente gravità e frequenza di eventi estremi come uragani e cicloni, in particolare se preceduti da condizioni di siccità, stanno scaricando volumi insoliti di pioggia che trasformano le acque costiere in acqua dolce. Tali condizioni possono persistere per mesi, in particolare dopo tempeste intense come gli uragani Harvey e Katrina. Con l’aumento delle temperature inoltre, gli scienziati del clima hanno previsto che tempeste estreme come queste si verificheranno più frequentemente con conseguenze pericolose per gli animali marini.

“Questa devastante malattia della pelle ha ucciso i delfini dall’uragano Katrina, e siamo lieti di definire finalmente il problema”, ha detto Pádraig Duignan, capo patologo presso il Marine Mammal Center. “Con una stagione record di uragani nel Golfo del Messico quest’anno e sistemi di tempeste più intensi in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici, possiamo assolutamente aspettarci di vedere sempre più focolai devastanti che uccidono i delfini”.

delfini malattia

©Scientific Reports/Nature

Lo studio ha importanti implicazioni e potrebbe fornire ai professionisti le informazioni necessarie per diagnosticare e trattare gli animali colpiti. Attualmente, le prospettive a lungo termine per i delfini colpiti dalla malattia della pelle sono scarse. Essi finiscono per morire a causa delle gravi lesioni riportate.

“Poiché il riscaldamento delle temperature oceaniche ha un impatto sui mammiferi marini a livello globale, i risultati di questo documento consentiranno una migliore mitigazione dei fattori che provocano  focolai di malattie per le comunità costiere di delfini che sono già minacciate dalla perdita e dal degrado dell’habitat”, ha detto Duignan. “Questo studio aiuta a far luce su una preoccupazione sempre crescente e speriamo che sia il primo passo per mitigare la malattia e mobilitare la comunità oceanica per combattere ulteriormente i cambiamenti climatici”.

Fonti di riferimento: ScienceDaily, Nature

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