Analizzare la cacca potrebbe salvare molte specie a rischio. Lo studio

Analizzare la cacca delle specie viventi potrebbe proteggerle, estraendo il DNA e conoscendone quindi meglio caratteristiche e vulnerabilità

Analizzare la cacca delle specie viventi potrebbe proteggerle, estraendo il DNA e conoscendone quindi meglio caratteristiche e vulnerabilità. Uno studio condotto da un team internazionale guidato dall’Università di Singapore ha usato infatti il DNA fecale per identificare alcune specie, erroneamente indicate come sottospecie di altre note.

I ricercatori hanno estratto e analizzato il DNA fecale di tre nuove specie di langur fasciati, primati precedentemente considerati sottospecie della specie langur Presbytis femoralis, il langur fasciato del Raffles e il langur fasciato di Sumatra orientale, ora elencati come specie a rischio, e il langur fasciato di Robinson, identificata come minacciata (secondo i criteri dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, IUCN).

Tutti e tre i languri hanno corpi neri con solo lievi variazioni nei segni bianchi sui loro volti, arti e addome e quindi si è ritenuto per molto tempo che appartenessero a una specie abbastanza diffusa. Raramente scendono sul suolo della foresta e sono estremamente timidi e sfuggenti, il che rende difficile monitorarli e fotografarli.

analisi dna cacca specie a rischio

©Scientific Reports

E purtroppo, a differenza di altre specie, loro sono a rischio o addirittura minacciati, per questo ora sotto la lente di ingrandimento delle strategie di conservazione. Il lavoro non è in generale semplice e ancora meno lo è stato per queste specie, in quanto le feci prodotte si confondono con il terreno del loro habitat, prevalentemente marrone.

Ma i risultati sono sorprendenti e fanno ben sperare di poter individuare altre specie “nascoste” in simili che non destano preoccupazione, così da sparire senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Inoltre la raccolta di campioni fecali non è invasiva e non richiede la cattura dell’animale, che non subisce alcuno stress. Anzi, si attende che l’animale si allontani dalle sue feci per evitare che si spaventi.

Nel caso specifico il DNA è stato estratto dai campioni fecali di langur utilizzando kit disponibili in commercio e il materiale genetico è stato quindi inviato a una struttura esterna per il sequenziamento. I dati ottenuti appartenevano in una minuscola quantità di DNA propria delle specie, insieme al DNA del cibo che gli individui avevano consumato, nonché DNA di parassiti e batteri.

“In passato, dovevano stare due o tre anni sul campo per raccogliere anche le informazioni più elementari su una specie – spiega Rudolf Meier a The Guardian, coautore del lavoro – Ora, con l’analisi fecale, possiamo raccogliere informazioni molto più velocemente. Non solo siamo in grado di estrarre il DNA dell’ospite, ma possiamo anche conoscere la sua dieta, la flora intestinale e il carico di parassiti”.

Dati che, oltre ad identificare le specie, permettono di programmare e strutturare strategie per la conservazione, qualora fossero necessarie.

A Singapore sono stati identificati circa 60 individui del langur fasciato del Raffles in una zona forestale confinata, mentre nella Malesia peninsulare meridionale il numero sta diminuendo (popolazione di 250-300 individui), a causa dell’impatto del rapido aumento delle piantagioni di olio di palma.

Il langur fasciato di Sumatra orientale, invece, che si trova nella provincia di Riau dell’isola indonesiana, ha perso gran parte del suo habitat a causa del disboscamento e delle piantagioni private e piccoli gruppi di primati si trovano ora sparsi nelle tradizionali piantagioni di gomma, dove esiste ancora una certa vegetazione naturale.

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©Scientific Reports

“Poiché non abbiamo dati sufficienti su questa specie, non è considerato un primate protetto in Indonesia – spiega a questo proposito Rizaldi, altro coautore della ricerca – Il nostro articolo che la descrive come una specie è un primo passo cruciale verso la sua conservazione […] Non possiamo permetterci di ritardare”.

Secondo i ricercatori l’analisi fecale non è utilizzata tanto quanto dovrebbe essere, ma questo deve cambiare.

“C’è un’enorme quantità di informazioni biologiche negli escrementi degli animali” conclude Meier.

Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, del gruppo Nature.

Fonti di riferimento: The Guardian / Scientific Reports

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