Cani da combattimento: la polizia filippina salva 300 pitbull a Manila

Raramente le storie di maltrattamenti sugli animali hanno un lieto fine, ma questa volta c'è stato un happy end per alcuni cani da combattimento nelle Filippine, Paese che certo non brilla in materia di tutela degli amici a quattro zampe, dove dietro un'anacronistica tradizione secondo la quale mangiare la loro carne protegge gli spiriti della famiglia, si cela ancora oggi un'industria commerciale che massacra oltre 500.000 esemplari ogni anno. Ma forse qualcosa sta cambiando.

Raramente le storie di maltrattamenti sugli animali hanno un lieto fine, ma questa volta c’è stato un happy end per alcuni cani da combattimento nelle Filippine, Paese che certo non brilla in materia di tutela degli amici a quattro zampe, dove dietro un’anacronistica tradizione secondo la quale mangiare la loro carne protegge gli spiriti della famiglia, si cela ancora oggi un’industria commerciale che massacra oltre 500.000 esemplari ogni anno. Ma forse qualcosa sta cambiando.

Oltre all’approvazione di qualche anno fa da parte del Congresso di una nuova legge che vieta il commercio di carne di cane e promuove l’eliminazione della Rabbia attraverso un obbligo di vaccinazione degli animali, la nuova attenzione nei confronti dei pelosi ha portato la Polizia a salvare circa 300 pitbull da combattimento a sud di Manila, impiegati in un gioco tanto crudele quanto moderno. Dopo due settimane di appostamenti e indagini, la Polizia ha infatti fatto irruzione nel campo di circa due ettari in cui venivano detenuti e preparati gli animali, confiscando telecamere ad alta definizione e computer utilizzati per un gioco d’azzardo illegale online, in cui crudeli giocatori piazzavano le scommesse sui cani che vedevano in diretta streaming.

Orecchie e lingua strappate, condizioni di salute pessime, ferite ed evidenti cicatrici su corpo e muso inferte dai combattimenti all’ultimo sangue. Come cuccia dei bidoni di carburante, a cui venivano tenuti legati da pesanti catene in acciaio. Per tutta questa violenza gratuita ora i proprietari rischiano, in caso di condanna per crudeltà verso gli animali, appena due anni di reclusione. Ma sarebbe comunque una condanna esemplare in un Paese dove è difficile concepire un cane se non da combattimento o come carne da mangiare.

Perché in Asia centrale i cani da combattimento rappresentano ciò che per noi sono i giocatori di calcio , con un nutrito gruppo di tifosi per ogni combattente e con gli incontri più importanti svolti nelle periferie delle grandi città o in cortili, giardini, piazzali e prati all’aperto. Ufficialmente illegali, ma per nulla contrastati. Per questo ogni piccola vittoria è fondamentale per promuovere una maggiore coscienza degli animali ed educare alla proprietà responsabile degli animali.

Questi poveri animali indifesi non possono combattere contro i crudeli commercianti che legano le loro bocche, immobilizzano le loro zampe e li lasciano ad una morte lenta e dolorosa“, spiega l’Oipa. Ma questa storia rappresenta una nuova speranza per frantumare il crudele commercio che ogni anno miete migliaia di innocenti.

Roberta Ragni

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