Finalmente giustizia per la cagnolina Pilù! Condannato a 18 mesi di reclusione l’uomo che l’ha seviziata e uccisa

La giustizia ha un po' tardato ma alla fine è arrivata: l'uomo che nel 2015 a Pescia (in provincia di Pistoia) ha seviziato e ucciso la cagnolina Pilù è stato ora condannato a 18 mesi di reclusione

La vicenda era stata resa nota solo nell’ottobre 2016 quando era partita la denuncia contro Gaetano Foco che, oltre che crudele e spietato, si era mostrato anche davvero poco furbo. Aveva infatti ripreso le sevizie e la morte della cagnolina in un video, poi pubblicato da lui stesso sui social.

A suo tempo, la vicenda era stata segnalata dal Fae Italia anche su Facebook e noi ne avevamo parlato in un articolo in cui ricordavamo una serie di vittime innocenti della follia umana: Chiediamo giustizia per il cane Angelo e tutte le altre vittime innocenti della follia (PETIZIONI)

Per chi non ricordasse bene la storia facciamo un breve riassunto: la cagnolina Pilù era un pincher nano dell’ex fidanzata di Foco e tutto quello che ha dovuto subire (vi risparmiamo i dettagli) è stato dovuto ad un gesto di vendetta nei confronti della donna.

Almeno in questo caso però (forse magra consolazione) l’uomo non è riuscito a farla franca, proprio a causa di quel video che l’ha inesorabilmente inchiodato come colpevole di una terribile violenza su animali.

Foco, infatti, nell’ottobre 2016 decise di pubblicare le riprese che spiegavano come mai – improvvisamente – Pilù fosse stata trovata in fin di vita e fosse poco dopo morta.

Oggi il Tribunale di Pistoia l’ha condannato a 18 mesi di reclusione, a pagare un risarcimento e alla rifusione delle spese processuali. A comunicarlo è l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), parte civile nel processo.

L’Oipa sottolinea come la pena, nonostante sia soddisfacente (considerando l’attuale legislazione), non sia in realtà ancora abbastanza severa.

Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa in merito ha dichiarato:

È sempre più urgente una riforma del Codice penale che introduca un inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide animali. Gli animali devono essere considerati esseri viventi suscettibili di tutela diretta e non più indiretta solo perché oggetto del sentimento di pietà nutrito dagli esseri umani verso di loro. Purtroppo ancora non hanno una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Tra l’altro, studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette.

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Fonte: Oipa

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