Bracconaggio: 5 regole d’oro da seguire in viaggio per combattere il traffico illegale di animali

I crimini di natura hanno impatti pesantissimi sulla biodiversità, sulla nostra salute e sull'economia. Per disincentivare il business del traffico di specie esotiche possiamo seguire alcune semplici regole in vacanza. Ecco quali

Il bracconaggio rappresenta una delle più gravi minacce alla biodiversità. Oltre a provocare l’uccisione e lo sfruttamento di migliaia di specie animali (come tigri ed elefanti) ogni anno, il traffico illegale di fauna selvatica rappresenta può diventare fonte di zoonosi e un pericolo per quanti si battono per la difesa della natura. Sono, infatti, oltre mille i rangers che hanno perso la vita per difendere gli animali nell’ultimo decennio, in base a quanto riportato dalla Federazione Internazionale dei Ranger. Come se non bastasse, i crimini contro la fauna hanno un impatto devastante anche sull’economia dei Paesi più poveri (un aspetto che spesso si tende ad ignorare).

Ma cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo per contrastare questo business sanguinario? Per incoraggiare un turismo più etico e responsabile, il WWF ha pubblicato un decalogo per i viaggiatori, che include delle raccomandazioni da seguire quando si intraprende un viaggio.

Il vademecum del turista responsabile

Ecco 5 semplici regole da seguire quando si è in viaggio:

  1. Non comprare animali esotici (come rettili, pangolini, pesci tropicali, etc.) o prodotti della filiera di questo mercato, ad esempio avorio, pelli, unguenti e gioielli in corallo. Questo commercio è infatti severamente regolato a livello nazionale ed internazionale da normative
    CITES con pene severe anche per gli acquirenti: non fidarti di venditori che sostengono il contrario. E ricorda che anche il mercato di prodotti di origine forestale è severamente regolamentato.
  2. Quando fai acquisti presta attenzione e scegli sempre prodotti certificati con “eco etichette” come FSC (Forest Stewardship Council) per i prodotti forestali o MAC (Marine Aquarium Council) per quei beni che provengono dall’ambiente marino. Queste etichette
    garantiscono la sostenibilità del prodotto e sono quindi una garanzia per l’acquirente.
  3. In spiaggia non raccogliere conchiglie frammenti di coralli e sabbia e nei parchi e boschi non strappare fiori e piante. Il trasporto transfrontaliero è regolamentato anch’esso da norme CITES e i controlli
    in alcuni Paesi sono molto stringenti con pene severe.
  4. Non scattare foto insieme ad animali tenuti in cattività o semi-cattività: in alcuni Paesi è possibile che, in cambio di denaro, ti offrano di scattare fotografie o perfino d interagire con animali come serpenti. Questa attività è assolutamente non sostenibile e incoraggia in modo significativo la cattura illegale e la detenzione di nuovi individui. Inoltre, alcune strutture ospitano cuccioli (considerati più attrattivi per i turisti), strappati ai loro habitat e ai loro genitori (che spesso vengono uccisi dai bracconieri).
  5. Attenzione all’alimentazione! Spesso molte specie minacciate di estinzione vengono servite come piatti tradizionali in diversi Paesi. Qualche esempio? La zuppa di pinne di squalo, considerata un piatto prelibato in diverse aree dell’Asia e legata al business dello shark finning. Informati su quali piatti di origine animale siano sostenibili prima di partire alla volta di qualsiasi Paese.

In Italia il tasso di criminalità ambientale è spaventosamente alto

L’Italia è vanta la maggiore ricchezza di biodiversità a livello europeo, ma il tasso di criminalità ambientale è fin troppo alto. Noi italiani, infatti, siamo tra i maggiori importatori di pelli di rettili per l’industria della moda, ma anche di legnami pregiati per l’arredamento.

Nel mercato globale del legno tropicale e dei suoi prodotti, quello europeo rappresenta il primo a livello mondiale, con una decina di milioni di metri cubi di legname tropicale importato dall’Africa, dall’Asia e dal Sudamerica” spiega il WWF.

Ma quali sono i crimini di natura più ricorrenti nella nostra nazione? Al primo posto troviamo quelli contro gli animali selvatici, ad esempio la cattura di uccellini con trappole artificiali e armi da fuoco. In alcuni casi vengono uccisi per motivi tradizionali (nel bresciano e nel bergamasco è ancora molto amata la cosiddetta “polenta con osei”), mentre in altre situazioni l’abbattimento degli animali avviene per scopi puramente “ricreativi”.

bracconaggio uccelli brescia

@WWF Italia

In Calabria resiste la tradizione alimentare dei ghiri, nei giorni scorsi 90 di questi piccoli mammiferi sono stati trovati nei congelatori e sono stati sequestrati ben 67 fucili da caccia, trappole e reti da uccellagione. – si legge nel report del WWF  – Da segnalare anche una grave forma di bracconaggio ittico che interessa da alcuni anni il Po: di recente sono stati sequestrati 1.200 metri di reti illegali e due quintali di pesce pescato illegalmente in provincia di Rovigo. In Sicilia aquila di Bonelli e capovaccaio, sempre più rare, sono minacciate da una forma di prelievo subdola, il sequestro dei pulli, prelevati direttamente dal nido da parte dei bracconieri per rifornire illegalmente il mercato di collezionisti, allevatori e falconieri. Sul mercato nero, ciascun esemplare può valere fino a 25.000 €. Queste azioni stanno mettendo a serio rischio proprio le popolazioni di rapaci più rare d’Italia

In Italia è molto fiorente anche il commercio illegale di avorio. Soltanto all0inizio dello scorso mese i Carabinieri Forestali del nucleo CITES di Palermo hanno sequestrato quattro enormi zanne grezze di elefante detenute illegalmente in un albergo della Sicilia, mentre pochi giorni prima le forze dell’ordine hanno sequestrato 172 manufatti in avorio, per un valore stimato superiore ai 200.000 euro, offerti in vendita durante una fiera a Parma.

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Fonte: WWF

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