Aquila Arpia a rischio: il più grande e maestoso rapace del mondo è in serio pericolo (e la colpa è nostra)

La perdita di habitat, la caccia e la collisione con cavi ad alta tensione sono le principali minacce per l'aquila Arpia, ma è anche comune che le persone sparino a questo rapace per mera "curiosità"

Sovrasta i cieli delle foreste pluviali del Sudamerica, il rapace più grande ma anche uno dei più affascinanti. Parliamo dell’aquila Arpia che però è sempre più minacciata dalla perdita di habitat, dalla caccia e dalla collisione con cavi ad alta tensione. In Amazzonia c’è un programma di conservazione che mira alla sua salvaguardia.

Parole d’ordine per proteggere il più grande rapace del Brasile, che attualmente conta popolazioni numerose e diversificate solo in Amazzonia sono monitoraggio, ricerca, turismo, fotografia ed educazione ambientale. Il progetto Harpy Eagle da ben 25 anni osserva i nidi dell’aquila Arpia nella regione del Cerrado e nella Foresta Atlantica, ma adesso i ricercatori sono ancora più preoccupati che i cambiamenti climatici possano avere un impatto devastante su questi splendidi animali.

L’aquila arpia (Harpia harpyja) è una specie di aquila neotropicale ed è stata classificata come specie vulnerabile della natura (IUCN). Il suo nome deriva dalla mitologia greca: le arpie erano esseri metà donna e metà aquile, per via della spiccata somiglianza antropomorfa:

Questa specie, nell’ultimo secolo ha perso oltre il 40% del suo territorio, che va dal Messico all’Argentina.

Monogame, le arpie usano lo stesso nido per decenni, avendo un pulcino ogni tre anni. Il Sumaúma, il noce del Brasile, il jatobá e l’angelim sono i loro alberi preferiti, i più alti della foresta e anche i più ambiti dai taglialegna. I piccoli hanno necessità di rimanere nel nido per cinque mesi, prima di spiccare il volo. Queste aquile sono carnivore, si nutrono di pesci, serpenti, lucertole e uccelli ma anche scimmie, e bradipi.

aquila arpia

@henner/123rf

Come dicevamo il monitoraggio di questi rapaci è iniziato negli anni ’80, quando i ricercatori del Biological Dynamics of Forest Fragments Project (PDBFF), un centro di ricerca fondato dal biologo Thomas Lovejoy, hanno iniziato a osservare dei nidi nella foresta amazzonica. Nel 2011 è stato individuato il primo nido di aquila Arpia, oggi sono più di 60 i nidi monitorati in Amazzonia, Cerrado e Foresta Atlantica.

Oltre alle attività di ricerca e sul campo, l’Harpy Eagle Project ha recentemente creato il Programma Ex-Situ. Come strategia per avvicinarsi alla conservazione in modo integrato, il programma studia la situazione degli uccelli in cattività che sono stati sottratti allo stato selvatico a causa di cattura illegale, distruzione di alberi nidificanti o altri conflitti. La più grande popolazione di Arpie al di fuori del loro ambiente naturale è in Brasile, con 139 individui in 40 istituzioni.

“Uno degli aspetti del progetto è restituire alla natura tutto ciò che può essere tenuto fuori dalla prigionia permanente. Questo è uno degli obiettivi principali”, spiegano i ricercatori.

La vicinanza alle comunità umane rende l’aquila Arpia vittima di caccia, persecuzioni. “Le persone uccidono questi animali principalmente per curiosità. Solo il 20% degli uccelli è stato ucciso come rappresaglia per aver depredato animali da fattoria come polli, capre, maiali o pecore”, dicono ancora gli esperti.

La fotografia ei video hanno un’enorme importanza. “È anche molto importante creare empatia con le persone. Non tutti conoscono questa aquila che va tutelata”.
Salvare i nidi è uno degli obiettivi principali dei ricercatori che tutelano la specie. “Dovrebbe esserci una legge di tutela per gli alberi in cui gli uccelli a rischio nidificano e portare avanti un vero e proprio piano di conservazione. Questa è una sfida per il 2023”, chiosano gli esperti.

Fonte: Harpy Eagle

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