Gli animali che si automedicano: le meravigliose lezioni della “farmacia della natura”

Dal gorilla che mangia l'argilla al giaguaro che sgranocchia la pianta dell’ayahuasca. Scopriamo insieme i rimedi naturali degli animali.

Gli esseri umani non sono gli unici animali che assumono rimedi naturali per curare il dolore, prevenire la sofferenza o semplicemente sentirsi meglio, anche gli animali si automedicano. Dal gorilla che mangia l’argilla al giaguaro che sgranocchia la pianta dell’ayahuasca. 

L’automedicazione non è un concetto esclusivo degli esseri umani. Sono molte le specie di animali che decidono di ingerire determinate sostanze non solo per motivi nutrizionali, ma anche per curare, prevenire e migliorare il loro benessere. Ormai ci sono diversi studi che analizzano le cause e i benefici di questi comportamenti nel regno animale.

Gli animali e i loro rimedi naturali

Scopriamo insieme alcuni rimedi naturali che i nostri amici animali prendono dalla “farmacia della natura”.

Salute intestinale e problemi digestivi

La geophagia, o mangiare la terra, è un’abitudine attraverso la quale alcuni animali assumono quelle vitamine e minerali che sono carenti nella loro dieta. Oltre a questo ci sono anche altri benefici derivati da questa tendenza. Alcune piante, come difesa, contengono sostanze chimiche tossiche per gli animali che le mangiano, e i primati, per poterle mangiare assorbendone senza danni le tossine, le mangiano ingerendo anche il suolo. Cambiare le diete anche improvvisamente può causare mal di stomaco e diarrea, un problema che i gorilla di montagna e i macachi rhesus risolvono mangiano l’argilla.

Molto nota è la pratica di alcuni mammiferi come cani e gatti, ma anche dei loro parenti selvatici – lupi, leoni, tigri e simili – i quali mangiano l’erba per eseguire purghe vegetali e combattere così i loro problemi intestinali.

Pianificazione familiare

©Xiebiyun/Shutterstock

Dall’uso afrodisiaco, al controllo delle nascite, stupisce molto come alcuni animali si affidino a una farmacia vegetale e animale in ogni fase del viaggio riproduttivo. Il maschio della grande otarda – l’uccello volante più pesante al mondo – è noto per mangiare prima della stagione degli amori i coleotteri della vescica utili ad aumentare la sua attrattività sessuale. Questi insetti contengono inoltre la cantaridina, una sostanza efficace contro i batteri gastrointestinali.

I primati sono particolarmente abili nella pianificazione familiare. In Brasile, i murichi aggiungono piante alla loro dieta per aumentare o diminuire la loro fertilità. I lemuri gravidi in Madagascar aggiungono tamarindo e foglie e corteccia di fico per aumentare la loro produzione di latte, uccidere i parassiti e aumentare le possibilità di un parto sicuro.

©Lemur Conservation Network/Facebook

Inoltre è stato documentato come gli elefanti femmine gravide in Kenya mangino le foglie di alcuni alberi specifici per indurre il parto, e non importa dove si trovi la pianta, riescono a percorrere grandi distanze pur di mangiarla.

Repellenti per insetti e antifungini

Per gli animali alcuni insetti e parassiti sono una preoccupazione quotidiana, a volte anche letale. In effetti, la rimozione dei parassiti è uno degli scopi primari dell’uso della medicina naturale da parte degli animali. Nei nidi degli storni potremmo trovare delle foglie di carota selvatica messe lì per prevenire gli acari; invece i roditori neotoma posizionano le foglie di alloro all’ingresso della loro tana per allontanare le pulci.

Spesso, il modo migliore di un animale per respingere gli insetti è usare gli insetti stessi. Le scimmie cappuccine si strofinano il corpo con i millepiedi in modo da ottenere una tossina benzochinone che respinge insetti e parassiti.

©Sammara/Shutterstock

Droghe e alcol negli animali

Sebbene sembrerebbe un comportamento esclusivo degli esseri umani, anche gli animali mangiano piante per sballarsi o ubriacarsi. I delfini, ad esempio, toccano volontariamente i pesci palla per assumere piccole concentrazioni di tetrodotossina. I babbuini e i cinghiali invece ingeriscono radici allucinogene, mentre i giaguari (anche se non è stato comprovato che sia a scopo ricreativo) sgranocchiano la corteccia di Banisteriopsis caapi, ingrediente base utilizzato dagli indigeni dell’Amazonia per l’Ayahuasca. Anche le renne della Siberia sono state osservate consumare in numerose occasioni il fungo Amanita muscaria.

Gli elefanti e le scimmie per potersi ubriacare di proposito, si cibano dei frutti fermentati delle palme a causa dell’alcol che contengono, provocando a volte, come avviene per noi esseri umani, tanti danni nelle loro vite, come elefanti ubriachi che distruggono i raccolti e scimmie sbronze che abbandonano i loro figli.

“La ricerca dell’intossicazione da droghe è una forza motivazionale primaria nel comportamento degli organismi”, scrive lo psicofarmacista Ronald Siegel nel suo libro Intoxication.

Zoofarmacognosia, la “fitoterapia” animale

Oggi la zoofarmacognosia è una scienza che studia i metodi, le pratiche e l’uso di rimedi naturali utilizzati dagli animali selvatici per curarsi dalle malattie. Nel 1978, l’ecologista dell’Università della Pennsylvania Daniel H. Janzen fu il primo a proporre il concetto di automedicazione negli animali e nel 1987, il biochimico statunitense Eloy Rodríguez usò la zoofarmacognosia per riferirsi a questa pratica identificata da secoli in diverse specie.

Per fortuna la scienza presta sempre maggiore attenzione alle tattiche di automedicazione degli animali. La natura è sempre piena di doni, ascoltando e osservando la biodiversità nello stesso modo con cui lo facevano in precedenza i nostri antenati, potremmo scoprire nuovi rimedi potenzialmente utili anche per noi stessi.

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