Macello degli orrori nel Cremonese: il titolare dell’impianto finisce in tribunale per maltrattamento di animali (ma non basta)

A seguito dell'inchiesta shock di Animal Equality Italia, che ha mostrato le torture inflitte ai suini, il titolare dell'impianto di macellazione cremonese Zema S.r.l. è finito in tribunale per maltrattamento di animali. Ma è una vittoria a metà, servono pene più severe per chi compie questo reato

Ricordate l’inchiesta shock realizzata da Animal Equality Italia che ha mostrato cosa accadeva nell’impianto di macellazione di suini Zema S.r.l. nel Cremonese? Le immagine divulgate lo scorso giugno, erano rimbalzate sulle principali testate italiane, suscitando un’ondata di indignazione. Nei filmati si vedevano scene raccapriccianti: maiali presi a calci, mutilati e colpiti con bastoni di ferro.

Dopo la denuncia da parte dell’associazione animalista, è seguita un’indagine e proprio in questi giorni la Procura di Cremona ha imputato il titolare del macello per maltrattamento di animali e, su richiesta dello stesso, gli ha consentito la messa alla prova, cioè la possibilità di sospendere il procedimento penale, svolgendo lavori di pubblica utilità, attività di volontariato e servizi sociali.

Sebbene il reato ai danni degli animali contestato da Animal Equality Italia sia stato accertato dalla Procura di Cremona, le denunce che riguardavano l’inadeguatezza della struttura sono state respinte. Inoltre, le pene previste in Italia per il genere di reati contestati a Zema S.r.l. si sono purtroppo rivelate ancora una volta inadeguate, specialmente alla luce della modifica dell’art. 9 della Costituzione che impone ora l’obbligo di tutela degli animali, attribuendo a loro il diritto “soggettivo” ad essere tutelati, con ciò facendo scomparire la precedente tutela mediata del cosiddetto. “sentimento degli uomini per gli animali”.

Quanto stabilito dalla Procura di Cremona può essere definito un risultato solo parziale. – sottolinea Alice Trombetta, direttrice esecutiva di Animal Equality Italia – Bisognerebbe infatti aumentare le pene previste per coloro che maltrattano gli animali, in virtù della modifica dell’art. 9 compreso nei Principi Fondamentali della Costituzione, nonché rincarare i controlli nei macelli: la nostra proposta è quella di introdurre le cosiddette “Smart Cameras”, telecamere a circuito chiuso con intelligenza artificiale già introdotte in diversi paesi come Germania e Olanda, in grado di identificare le violazioni delle norme di benessere animale e rendere la persecuzione dei reati più efficiente”.

Insomma quella ottenuta da Animal Equality Italia è una vittoria a metà.

L’inchiesta shock

Nel filmato diffuso a giugno 2021 da Animal Equality si vedono lavoratori e proprietari dell’impianto maltrattare i maiali destinati alla macellazione senza alcun rispetto per le norme minime di benessere animale. I poveri animali venivano mutilati, colpiti ripetutamente con calci e trascinati per le orecchie o le zampe.

Nello stabilimento cremonese i maiali venivano inseriti nella gabbia di stordimento in gruppo, una modalità inadeguata che non rispetta la procedura. Molti di loro erano coscienti prima essere sgozzati. Nel filmato venivano mostrati anche alcuni maiali che tentavano di fuggire dagli operatori durante la fase di dissanguamento, con la gola già recisa e un maialino che viene colpito ripetutamente da un operatore e cade in preda agli spasmi. Il titolare dell’azienda Zema S.r.l. è stato chiamato in giudizio in quanto:

  • Aveva agganciato con un uncino alle orecchie i suini non correttamente sottoposto al processo di stordimento
  • Colpiva alla testa, con una pala, un suinetto, che cadeva immobile per taluni secondi; quindi, rialzatosi barcollante l’animale, ne afferrava le zampe posteriori e ne sbatteva la testa contro il muro con forza tale da immobilizzarlo definitivamente
  • Non eseguiva correttamente la pratica di stordimento dei suini, che difatti si muovevano e camminavano coscienti lungo il nastro trasportatore, sottoponendoli così alla successiva fase della iugulazione uncina ancora da coscienti
  • Sollevava suinetti per le orecchie
  • In occasione della fase di scarico, percuoteva con bastoni i suini durante la loro discesa dai camion
  • Lasciava suini deceduti all’interno dei camion di trasporto, insieme a quelli invece sani
  • Non apprestava le dovute cure ai suini feriti e/o malati, lasciandoli all’interno dell’azienda insieme invece a quelli sani, nonostante il loro stato di cattiva salute
  • Percuoteva inutilmente gli animali al fine di farli muovere

Vere e proprie atrocità che non possono restare impunite.

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Fonte: Animal Equality Italia

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