Il successo dell’industria della carne dei Paesi Bassi poggia su un sistema marcio. Lavoratori migranti sfruttati e minacciati 

Viaggio shock nell'industria della carne dei Paesi Bassi, dove i lavoratori migranti sono costretti a turni estenuanti e persino minacciati 

Viaggio shock nell’industria della carne dei Paesi Bassi, dove i lavoratori provenienti dall’Europa dell’Est vengono sfruttati, costretti a turni estenuanti e persino minacciati e picchiati

È ormai noto che i Paesi Bassi siano il più grande esportatore di carne a livello europeo. Negli ultimi 20 anni in questo Stato le esportazioni sono quasi raddoppiate e il settore continua ad essere in forte espansione. La crescita repentina del settore non rappresenta soltanto un problema per gli animali, il cui benessere nella maggior parte dei casi è tutt’altro che tutelato, e per le emissioni di CO2, altamente inquinanti per il Pianeta. Dietro l’industria della carne nei Paesi Bassi si celano storie di sfruttamento umano, alcune delle quali davvero angoscianti. 

Oltre l’80% dei lavoratori del settore zootecnico è rappresentato da migranti provenienti dall’Est Europa, in particolare da Romania, Bulgaria, Polonia e Ungheria. Ed è una vera e propria giungla: la maggior parte viene assunta da ditte subappaltatrici, con contratti temporanei e stipendi da fame. E sono costretti a fare turni di lavoro estenuanti. Le stesse ditte si occupano degli alloggi destinati ai lavoratori, ma spesso e volentieri i costi sono molto alti e i migranti si ritrovano anche in 10 in piccole abitazioni, umide e malridotte. 

Il dramma dei lavoratori migranti sfruttati e minacciati 

Ai microfoni del quotidiano The Guardian un migrante rumeno di nome Lucian Roșu ha raccontato la sua terribile esperienza nei Paesi Bassi, dove sperava di aver trovato un lavoro che fosse in grado di garantirgli un futuro migliore. L’annuncio di lavoro in cui si è imbattuto era stato pubblicato su Facebook da un’agenzia interinale olandese, che ricercava lavoratori in un’azienda, che fornisce carne suina e bovina e prodotti derivati a oltre 100 milioni di consumatori al giorno.  Ma in poco tempo Roșu si è ritrovato a vivere un incubo. Era tutto completamente diverso rispetto a ciò che gli era stato spiegato al telefono dall’agenzia: le ore di lavoro erano molte di più, così come le mansioni.

Inoltre, l’affitto era più costoso del previsto e si è trovato a condividere l’alloggio – umido e pieno di muffa e insetti – con altri 10 lavoratori. Come se non bastasse, un anticipo settimanale promesso per la spesa non si è mai concretizzato. Così, affamato e senza soldi, Roșu ha consegnato la sua carta d’identità come garanzia per un prestito di 50 euro. Peccato che dopo neanche tre settimane, l’uomo è stato licenziato semplicemente perché aveva interrotto il suo lavoro per andare a chiedere ad un collega quando era prevista la prossima pausa per andare in bagno. Ma per Roșu il dramma non finisce qua. Secondo quanto raccontato, ha ricevuto anche minacce dall’agenzia interinale che gli ha intimato di lasciare al più presto l’alloggio e, infine, è stato picchiato e derubato della sua carta di credito da uno degli impiegati dell’agenzia.

L’angosciante vicenda di Lucian Roșu è soltanto una delle tante. La maggior parte delle storie non finisce di certo sui giornali. Tanti altri lavoratori provenienti dai Paesi dell’Est Europa si sono rivolti alla Confederazione dei sindacati dei Paesi Bassi (FNV), lamentando che l’agenzia non aveva pagato l’intero stipendio, in alcuni casi anche per diverse settimane di lavoro, mentre altri hanno raccontato di essere stati minacciati e sfrattati. Un copione già visto. 

Subappalto: un sistema da abolire 

Negli ultimi anni le agenzie interinali si sono moltiplicate fino a diventare più di 22mila. Fortunatamente, non tutte sfruttano in questa maniera i lavoratori, ma secondo quanto riportato da un report governativo, molte abusano della posizione fragile dei migranti. E i controlli sono praticamente inesistenti: soltanto l’1% delle aziende viene controllato annualmente dall’ispettorato del lavoro olandese. 

Insomma, l’industria della carne nei Paesi Bassi poggia su un sistema fatto di sfruttamento e maltrattamenti. E, finché non verranno vietate tutte le forme di subappalto nel settore (e non verranno rafforzati i controlli), nulla potrà davvero cambiare.

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Fonte: The Guardian /Rijksoverheid.nl/Rapport arbeidsmigranten

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