Gabbie per galline: ancora troppe le aziende italiane che non si impegnano ad abbandonarle

Pubblicato il report EggTrack 2021: ecco chi sono le grandi aziende italiane che non eliminano ancora le gabbie per le galline

Le gabbie sono una delle tante forme di tortura che si trovano negli allevamenti intensivi. Negli ultimi tempi sta crescendo – a livello mondiale – l’attenzione sul benessere animale e diverse aziende hanno comunicato di voler abbandonare le gabbie, almeno sulla carta. Ma com’è la situazione in Europa e soprattutto in Italia? A rivelarlo è il nuovo report EggTrack realizzato da Compassion in World Farming (CIWF), che mira a promuovere la trasparenza nelle filiere di uova e a mostrare i progressi fatti dalle società per raggiungere i propri obiettivi ad abbandonare le gabbie per le galline.

In totale sono state 219 le aziende incluse nel report EggTrack quest’anno – 92 operanti a livello globale, 52 solo in Nord America o negli Stati Uniti e 75 in Europa. A livello internazionale nel 2021 è cresciuto da 37 a 47 il numero di aziende che si sono assunte impegni ad abbandonare le uova in gabbia in tutti i Paesi del mondo in cui operano, mentre società come Danone e Hormel Foods hanno raggiunto l’obiettivo di essere 100% cage free a livello globale.

Delle 47 aziende con impegni globali analizzate quest’anno, solo 26 però (ovvero 55%) hanno comunicato i progressi fatti rispetto agli impegni presi. Per quanto riguarda l’Europa, tra le 116 aziende analizzate nel report è cresciuto il numero di quelle che comunicano i progressi fatti, passando da 83 nel 2020 a 98 nel 2021 (l’84%).

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La situazione in Italia

In Italia, invece, 23 aziende su 30 di quelle prese in considerazione hanno comunicato i progressi fatti in relazione ai propri obiettivi (76% rispetto al 71% nel 2020). Inoltre, nel 2021 6 nuove aziende, tra cui ALDI e Sammontana, hanno aggiornato le proprie comunicazioni e raggiunto l’obiettivo a essere 100% senza gabbie. Ma sono ancora troppi i “big” che mancano all’appello: tra questi Autogrill e Flunch, che ancora non comunicano lo stato della transizione.

Inoltre, tra i grandi assenti troviamo nomi come Despar Italia, Unes, Bauli e Gruppo DAC, aziende non incluse nel report perché senza un impegno pubblico completo ad abbandonare le uova in gabbia su tutte le proprie filiere.

“Nonostante fosse comunicato fino all’anno scorso, quest’anno non è più disponibile pubblicamente l’impegno ad abbandonare le gabbie di Euroristorazione, mentre Paluani rimane l’unica (rispetto alle 4 aziende del 2020) ad avere superato la data prevista dal proprio impegno senza averne comunicato l’effettivo raggiungimento” spiega Compassion in World Farming (CIWF).

Infine, un altro importante dato evidenziato dal report 2021 è il numero crescente di aziende italiane (11 di quelle analizzate) che, oltre alle gabbie, ha dichiarato pubblicamente di voler eliminare gradualmente i sistemi combinati (dotati di pareti divisorie all’interno dei piani e di cancelletti frontali che, quando vengono chiusi, convertono a tutti gli effetti l’allevamento in un sistema in gabbia).

“Nonostante l’abbandono graduale dei sistemi combinati possa presentare alcune sfide, il futuro sembra però essere promettente, già che, insieme alle gabbie, sempre più produttori italiani di uova, come Fattoria Roberti, Gruppo Eurovo e Gruppo Sabbatani, si sono impegnati a eliminare gradualmente anche questo tipo di sistemi al più tardi entro il 2025” aggiunge CIWF.

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Fonte: CIWF

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