Dopo il glifosato, un nuovo pericolo arriva dai fungicidi SDHI

Ormai i danni del glifosato, utilizzato come erbicida in agricoltura, sono noti a tutti. Adesso però potrebbe esserci un nuovo pericolo sanitario legato all’uso di una classe di fungicidi, gli SDHI.

Ormai i danni del glifosato, utilizzato come erbicida in agricoltura, sono noti a tutti. Adesso però potrebbe esserci un nuovo pericolo sanitario legato all’uso di una classe di fungicidi, gli SDHI.

Tantissime colture tra cui viti, grano duro, orzo, fragole, insalate e mele, traggono giovamento dall’uso di SDHI, sostanze che agiscono ad ampio spettro e sono in grado di distruggere funghi e muffe (tra le più note e utilizzate c’è il Boscalid)

Un gruppo di scienziati esprime però preoccupazione per i rischi legati all’utilizzo di prodotti che  contengono SDHI sulla salute degli organismi viventi, essere umani compresi. L’agenzia sanitaria francese non è però dello stesso parere.

Sembrerebbe dunque che, proprio come il glifosato, anche l’SDHI sia una sostanza destinata  a far discutere gli esperti. Ma di cosa si tratta esattamente e perché secondo alcuni scienziati è potenzialmente pericoloso?

Cos’è l’SDHI e i possibili rischi per la salute

Si tratta di una classe di fungicidi molto utilizzati in agricoltura. Le molecole SDHI sono state sviluppate circa 40 anni fa, ma i più potenti fungicidi ad ampio spettro sono stati lanciati negli anni 2000.

Secondo i ricercatori, “quasi il 70 % delle superfici di grano tenero e l’80 % dell’orzo invernale sono trattati con SDHI”

Dietro questo acronimo si nascondono alcune molecole in grado di inibire l’attività della succinato deidrogenasi (SDH), un enzima che partecipa alla catena respiratoria.

Questo fungicida è dunque progettato per uccidere funghi e muffe che crescono sulle piante bloccandone la respirazione. Il problema è che, secondo diversi ricercatori, questa caratteristica potrebbe essere pericolosa anche per altri esseri viventi: piante, animali ma anche umani.

Come ha dichiarato Pierre Rustin, direttore della ricerca presso il Centro nazionale per la ricerca scientifica ( CNRS ) e specialista in malattie mitocondriali:

“i test che abbiamo condotto in laboratorio hanno dimostrato che uccidono anche l’enzima umano, quello dell’ape o del lombrico”.

Il blocco di questo enzima può portare, tra l’altro, alla comparsa di anomalie epigenetiche spiegando la comparsa di alcuni tumori.

Il parere degli esperti

L’anno scorso un gruppo di ricercatori, oncologi, medici e tossicologi, il CNRS , l’Istituto Nazionale di Salute e Ricerca Medica (INSERM), l’Istituto Nazionale per la Ricerca Agricola (INRA) e diverse università hanno pubblicato un contributo sul quotidiano Libération.

In quell’occasione gli esperti hanno espresso preoccupazione per i fungicidi SDHI e gli effetti deleteri che possono avere sull’ambiente e sulla salute umana.  Ciò ha portato l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, l’ambiente e il lavoro (ANSES) a costituire un gruppo di esperti “per determinare se le informazioni scientifiche e le ipotesi menzionate dagli autori siano prove a favore dell’esposizione e del rischio“. La conclusione è stata che non vi è alcun allarme per la salute.

Come ha dichiarato Gerard Lasfargues, dell’ANSES:

“Non stiamo dicendo che le domande poste dagli scienziati siano irrilevanti e che non vi siano ipotesi da prendere in considerazione, ma al momento non ci sono prove a sostegno del fatto che ci sia un allarme tale da indurre al ritiro di questi prodotti dal mercato” 

Indubbiamente, dato che lo scenario non è affatto chiaro, è necessario fare ulteriori indagini per capire i reali rischi legati all’utilizzo di questa sostanza in agricoltura.

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Francesca Biagioli 

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