Sono un cittadino e vi racconto come sono riuscito a bloccare un allevamento intensivo di polli nelle Marche

Davide contro Golia. La coraggiosa lotta vinta da un cittadino marchigiano contro l'azienda Fileni: bloccato dal Consiglio di Stato l'ennesimo impianto intensivo realizzato nella famigerata "valle dei polli" delle Marche. Una vicenda che fa ben sperare e che ci auguriamo possa ispirare tanti altri cittadini ad agire contro i colossi dell'industria della carne, senza lasciarsi intimorire

Stop all’ennesimo allevamento intensivo a Monte Roberto, comune in provincia di Ancona, in quella che è tristemente nota come la “valle dei polli”: ad aver vinto (almeno per ora) questa battaglia non le istituzioni o i gruppi ambientalisti. A lottare con determinazione e coraggio, nonostante i numerosi ostacoli, Andrea Tesei, un cittadino marchigiano che ha potuto far affidamento soltanto sul sostegno della sua famiglia.

Ricorrendo alle vie legali, è riuscito ad avere la meglio sulla nota azienda Fileni, che stava portando avanti il suo ambizioso progetto: una struttura con 8 capannoni, destinati all’allevamento intensivo di circa 2,5 milioni di polli l’anno, in una Regione che conta già oltre 130 allevamenti avicoli.

Tutto questo a 250 metri circa dall’abitazione del signor Andrea Tesei, che ha deciso di agire per mostrare l’impatto devastante del progetto del Gruppo Fileni. Alla fine la sua determinazione lo ha ripagato o almeno per il momento: proprio in questi giorni ha vinto il ricorso al Consiglio di Stato contro una sentenza del Tar pronunciata lo scorso anno.

Il progetto di Fileni e la coraggiosa mobilitazione di Andrea Tesei e la sua famiglia

Inizialmente i giudici avevano dato ragione alla società, che nel febbraio del 2020 aveva ottenuto il provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur). Poi, però, Tesei è intervenuto contestando quel provvedimento, denunciandone le conseguenze nefaste sia a livello paesaggistico che ambientale. E qualche giorno fa è arrivata la bella notizia: Fileni dovrà arrendersi.

Le motivazioni sono diverse: naturalmente la realizzazione di una struttura del genere è un disastro a causa della puzza bestiale che proviene dall’impianto, oltre ad esserci diverse conseguenze negative sull’ambiente. – spiega il signor Tesei ai nostri microfoni – Abbiamo contestato 5 punti nel ricorso al Consiglio di Stato, fra cui la mancata richiesta di una variante al piano regolatore (necessaria  per individuare zone specifiche per la localizzazione” di allevamenti intensivi considerati “industria nociva”), anche perché la zona è adiacente al fiume Esino, a rischio contaminazione, ed è sottoposta a vincolo paesaggistico.

Inoltre, la Soprintendenza delle Belle Arti avevano concesso questo permesso alla società, mentre un paio di anni prima 2 anni prima ci aveva negato il permesso per rimodernare un nostro piccolo capannone già esistente nello stesso punto perché avrebbe deturpato il paesaggio.

La sentenza emessa dal Consiglio di Stato dimostra che anche i comuni cittadini possono riuscire ad ottenere giustizia contro i colossi dell’industria della carne, anche se non è affatto facile.

Io sono un combattente, non un pazzo visionario – chiarisce Andrea Tesei, che lungo il percorso ha incontrato numerosi ostacoli – Mi documento e ho studiato tanto. Ho fatto un ricorso al Consiglio di Stato perché non mi vogliono fornire i dati dell’ASUR relativi ai controlli sugli allevamenti nelle Marche.

Sto portando avanti questa lotta perché economicamente ho la possibilità di sostenerla e ho un po’ di competenze per farlo, ma soprattutto avevo la determinazione per intraprenderla. Nelle Marche ho incontrato grosse difficoltà, la gente ha paura di esporsi contro le aziende che gestiscono allevamenti.

Il mancato sostegno da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste

Andrea Tesei sperava di avere il sostegno da parte di quegli enti che si occupano di ambiente e tutela del benessere animale, ma così non è stato. Si è ritrovato quasi completamente da solo e anche il mondo della stampa, fatta qualche eccezione, non ha voluto dare visibilità alla vicenda.

La cosa che mi dispiace molto è che non ho trovato appoggio da parte delle associazioni ambientaliste delle Marche, che hanno preso le difese di Fileni. – racconta Andrea Tesei con l’amaro in bocca – Inoltre, si è creata una cortina di protezione anche da parte della stampa. Fare breccia è molto difficile a livello locale.

Una storia che dimostra che i colossi della carne non sono invincibili

Nonostante ciò, Tesei e la sua famiglia non ha voluto gettare la spugna e sono andati fino in fondo. La storia di Andrea Tesei è un po’ la storia di Davide contro Golia e potrebbe ispirare tanti altri a fare altrettanto e a non lasciarsi intimorire:

Mi hanno contattato diverse persone, alcune dall’Emilia-Romagna, che si trovano in una situazione simile alla mia e ho cercato di dare il mio contributo. – conclude il cittadino marchigiano – Ciò che voglio ribadire è che non è impossibile vincere queste battaglie: per affrontare queste aziende ci vuole determinazione e bisogna lavorare nella legalità, seguendo le leggi e la giustizia. Gli strumenti ci sono, basta saperli usare.

La giurisprudenza si sta evolvendo a favore dei cittadini. Sono uscite sentenze molto importanti in Olanda e in Inghilterra, dove la Corte di Giustizia Europea ha dato ragione a persone che si sono mobilitate contro grossi gruppi.

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La replica dell’azienda Fileni

Di seguito pubblichiamo la replica che ci ha inviato una mail in risposta al nostro articolo:

In merito alla sentenza del Consiglio di Stato intervenuta sul provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR) per l’allevamento avicolo convenzionale nel territorio di Monte Roberto, il Gruppo Fileni ribadisce la bontà del progetto che ha portato alla realizzazione del sito nel rispetto delle normative nazionali e regionali, come sempre accade per tutte le sue strutture. L’allevamento, che ha iniziato la sua attività da circa un anno, resta operativo.

Questa ultima sentenza, che segue quella precedente del TAR Marche, entrambe in risposta a legittime osservazioni da parte di un cittadino ricorrente, ribadisce al di là di ogni possibile dubbio la validità del progetto dal punto di vista ambientale e paesaggistico. La stessa sentenza interviene invece su questioni di carattere urbanistico che secondo il Consiglio di Stato avrebbero dovuto richiedere una modifica preventiva al Piano Territoriale di Coordinamento, nonostante le approvazioni rilasciate, le verifiche richieste e i giudizi emessi sino ad ora avessero pienamente confermato la legittimità dell’impianto anche su questo aspetto.

La struttura di Monte Roberto offre sia sotto il profilo igienico-sanitario che paesaggistico le migliori condizioni possibili per l’allevamento, mentre le specie arboree ed arbustive messe a dimora nei pressi dell’impianto favoriscono la compensazione ambientale dell’attività avicola. L’impianto nato dalla riconversione di un allevamento intensivo di bovini rispecchia l’approccio circolare di Fileni, che punta a ridurre l’impatto delle attività sui territori e le comunità. Come per ogni nuova struttura, infatti, a fronte degli obblighi di legge l’azienda si è impegnata ulteriormente a mettere in campo le più avanzate tecnologie e le migliori tecniche volte a garantire il minor impatto possibile sul territorio e per la comunità, nonché il benessere animale. L’azienda è sempre aperta al dialogo con le realtà del territorio in cui opera, e sta già collaborando con gli organi preposti per l’individuazione di una soluzione che permetta all’attività di proseguire anche alla luce della sentenza in questione.

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