Stop agli inquinanti eterni in Europa: la campagna con il manifesto per mettere al bando urgentemente i PFAS

I PFAS, conosciuti anche come inquinanti eterni, rappresentano un rischio inaccettabile per le generazioni future e per questo 45 associazioni europee hanno lanciato un manifesto per chiedere la loro messa al bando immediata in Europa

I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche e sono da tempo sotto indagine per i loro effetti negativi su ambiente e salute: ne sono infatti state trovate tracce consistenti a livello globale nell’acqua piovana, nel latte materno, negli animali selvatici e in innumerevoli fiumi e fonti d’acqua.

Utilizzati in diversi settori industriali (ad esempio per il rivestimento antiaderente di pentole e padelle o nella realizzazione di tessuti tecnici), se non attentamente monitorati durante i vari processi di lavorazione hanno la capacità di resistere ai processi naturali di degradazione e inquinare quindi acque, piante, suolo. Questi acidi entrano così nella catena alimentare venendo di conseguenza assorbiti, attraverso il cibo, anche dal corpo umano. (Leggi anche: PFAS rilevati nel sangue del cordone ombelicale, i risultati shock di 40 studi)

Leggi anche: PFAS: cosa sono, perché sono pericolosi e li stiamo ritrovando ovunque

Alcune forme di PFAS possono impiegare addirittura oltre 1.000 anni per degradarsi e la preoccupazione per questo tipo di inquinamento cresce continuamente. Per questo motivo circa 45 ONG hanno da poco pubblicato un manifesto che chiede agli Stati membri dell’UE e alla Commissione di vietare per sempre questi componenti chimici così largamente utilizzati nel settore industriale, sostituendoli con alternative più sicure e sostenibili.

Nel manifesto si chiede che i PFAS siano vietati nei prodotti di consumo entro il 2025 e che il divieto sia totale entro il 2030.

Ma quanto è realmente grave in Europa l’inquinamento da PFAS?
Ecco alcuni degli esempi più discussi, a cominciare proprio dall’Italia.

Persone esposte inconsapevolmente a PFAS in Veneto, Italia

acqua contaminata

@gelmond/123rf

Tra i casi di studio del manifesto c’è anche il Veneto.
Il caso riguarda la reiterata esposizione della popolazione ad acque e cibi contaminati, come si legge anche sul sito ufficiale della Regione Veneto.
Secondo quanto riferito, le sostanze chimiche provenivano da una fabbrica chiusa nel 2018 e nelle analisi del sangue dei residenti nella regione, sono stati rilevati livelli di PFAS superiori a quelli tollerati dalle leggi nazionali. Dopo la scoperta della contaminazione, sono state prese diverse misure di contenimento, tra cui l’installazione di specifici filtri a carboni attivi negli impianti di trattamento delle acque.

Leggi anche: Pfas: in Veneto inaugurata centrale idrica che fornirà ai cittadini acqua non contaminata da queste pericolose sostanze 

Inquinamento nella Valle del Rodano, Francia

Nei dintorni di Lione, nel cuore della valle del Rodano, un’indagine di Envoyé Spécial ha rivelato un vasto inquinamento da PFAS nell’aria, nel suolo e nell’acqua. E, quel che è ancora più allarmante, sono state trovate tracce di PFAS anche nel latte materno di 13 madri che si sono sottoposte volontariamente ad esami clinici.
Sull’acqua potabile sono stati trovati livelli superiori alla soglia regolamentare dell’UE, con ripercussioni su un bacino d’utenza di oltre 200.000 persone.
Un altro studio recente, condotto dalla Direzione regionale per la pianificazione ambientale e l’edilizia abitativa (DREAL) e dalla Federazione della pesca del Rodano ha rilevato che tutte le specie ittiche del fiume sono state contaminate da queste sostanze, con il pesce persico e il pesce gatto tra quelle più colpite.

Perdite chimiche vicino ad Anversa, in Belgio

Nel 2021 uno studio delle autorità sanitarie fiamminghe ha rilevato che il 59% degli adulti e degli adolescenti che vivevano nel raggio di tre chilometri dall’impianto della multinazionale 3M presentava livelli preoccupanti nel sangue di un particolare tipo di PFAS.
Dopo aver negato ripetutamente che i PFAS fossero fuoriusciti nelle acque sotterranee del suo stabilimento di Zwijndrecht, vicino ad Anversa, il gigante chimico statunitense ha accettato di pagare 571 milioni di euro al governo regionale delle Fiandre. A questo accordo extra-giudiziario ha fatto anche seguito la promessa da parte di 3M di azioni significative per ridurre gli scarichi e le emissioni di PFAS nei propri stabilimenti.

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Fonti: Euronews.green/Regione Veneto/Legambiente Veneto

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