Solvay sospende l’uso di PFAS e lancia nuove tecnologie “non fluorurate”, ma non dice altro e lo fa solo negli Usa

Solvay, la celebre ditta belga di produzione del bicarbonato, sospende l'utilizzo di PFAS in un impianto negli Stati Uniti.

L’azienda sta interrompendo l’uso di fluorotensioattivi (solo) negli Stati Uniti, a favore di una nuova tecnologia più sostenibile (ma nessuno sa ancora esattamente di cosa si tratti)

Dapprima avrebbe messo i bastoni tra le ruote a svariate ricerche, poi per anni avrebbe tenuto segreti i test che mostrano i rischi per la salute degli PFAS, in realtà dannose per l’uomo e gli animali: ora Solvay, la celebre ditta belga di produzione del bicarbonato, sospende il loro utilizzo negli Stati Uniti.

Una decisione che viene dopo che lo Stato del New Jersey aveva portato in giudizio l’azienda per un vasto inquinamento da Pfas causato dallo stabilimento di West Deptford, chiedendo bonifiche e danni. Caso non unico, ricordiamolo: anche qualche mese fa, l’Environmental Working Group aveva chiesto all’Agenzia per la protezione ambientale di imporre multe civili e penali alla multinazionale per circa 400 milioni di dollari per alcune violazioni del Toxic Substances Control Act. Secondo l’accusa di Ewg, Solvay non avrebbe mai dato queste prove, nonostante dimostrassero che la sua nuova sostanza chimica PFAS era tossica tanto quanto il composto fluorurato che avrebbe dovuto sostituire.

Ma le cose sembrano cambiare in fretta e dal 2019 – si legge in un comunicato – Solvay ha quadruplicato i propri investimenti in ricerca e innovazione per sviluppare una nuova tecnologia di polimerizzazione che non richieda l’uso di coadiuvanti di processo fluorochimici della famiglia di composti PFAS (sostanze per- e polifluoroalchilate).

E ha annunciato, così, il lancio di nuove tecnologie non fluorotensioattive – Hylar® 5000S e Tecnoflon® LX – che sono in piena produzione presso lo stabilimento di West Deptford, NJ di Solvay dalla fine di giugno.

A quel punto, Solvay non utilizzerà più aiuti al processo del fluorotensioattivo a West Deptford o ovunque negli Stati Uniti, dicono.

Ma queste nuove sostanze saranno più sicure? L’azienda ha valutato la loro sicurezza?

Belle domande cui Solvay non risponde, se non con una fulgida operazione di greenwashing:

Le nuove tecnologie senza fluorotensioattivi che stiamo utilizzando nel nostro stabilimento di West Deptford sono un potente esempio di questa innovazione in atto, dimostrando come la giusta combinazione di scienza, competenza industriale e collaborazione con i nostri clienti possa sbloccare soluzioni e valore verso un futuro più sostenibile .
Le nuove tecnologie Solvay senza fluorotensioattivi consentono lo sviluppo di prodotti che i clienti utilizzano in una varietà di applicazioni che supportano una società più sostenibile. Queste applicazioni includono installazioni di energia rinnovabile, batterie agli ioni di litio, componenti per motori compatti in veicoli ibridi, componenti per dispositivi medici, dispositivi intelligenti e altri.

Questo è quanto.

Solvay non ha risposto alle domande sul motivo per cui ha apportato la modifica ora, se le nuove tecnologie sono state testate per la tossicità o se le sostanze chimiche sostitutive PFAS vengono ritirate perché in realtà sono tossiche, si legge invece dalle pagine del quotidiano locale New Jersey Spotlight.

Tracy Carluccio, vicedirettore del gruppo ambientalista Delaware Riverkeeper Network e attivista per la regolamentazione PFAS nel New Jersey e negli stati limitrofi, ha accolto con favore l’annuncio, ma ha aggiunto che non riesce a dire se le nuove tecnologie sono sicure, se sono state approvate dalle autorità di regolamentazione e se la società renderà pubblica e completa tali informazioni.

Detto ciò, qui in Italia c’è chi si dice attratto da questa nuova mossa di Solvey ed è l’ex assessore Claudio Lombardi che sul Piccolo, il giornale della provincia di Alessandria, dallo stabilimento Solvay che è al centro di numerosi timori e proteste della popolazione, si domanda:

È un comportamento coerente, etico sospendere la produzione di Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con prodotti ‘più sostenibili’ e non farlo negli altri stabilimenti, in particolare in quello di Spinetta Marengo?

Staremo a vedere. Quel che è certo è che Solvay ha ancora molta strada da fare per convincere il pubblico che ciò che utilizzerà è sicuro e iniziare con la completa divulgazione pubblica di tutto ciò che riguarda questi nuovi prodotti sarebbe un buon primo passo.

Fonti: Solvay / NJ Spotlight

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook