Referendum trivelle: cosa cambia da oggi e perché 14 milioni di italiani hanno votato SI

Referendum trivelle. L'esito di certo non è stato a favore dell'ambiente ma all'indomani della consultazione si tirano le somme e si fanno bilanci. Anche se gli sforzi a sostegno del SI erano stati tanti, a prevalere è stato l'astensionismo. Ma mettendo da parte l'amarezza del primo momento, occorre riflettere sul messaggio che quei SI – non pochi – hanno lanciato al Paese sul futuro energetico italiano

. L’esito di certo non è stato a favore dell’ambiente ma all’indomani della consultazione si tirano le somme e si fanno bilanci. Anche se gli sforzi a sostegno del SI erano stati tanti, a prevalere è stato l’astensionismo. Ma mettendo da parte l’amarezza del primo momento, occorre riflettere sul messaggio che quei SI – non pochi – hanno lanciato al Paese sul futuro energetico italiano.

I SI sono stati ben 13.334.764 (l’85,84% dei votanti), mentre i NO sono stati appena 2.198.805 (il 14,16%). Cosa significa realmente?

La stragrande maggioranza di chi si è recato alle urne, in barba alle bufale e agli inviti all’astensione, aveva le idee chiarissime e dicendo SI ha espresso la propria volontà di non vedere rinnovate ulteriormente le concessioni e i permessi di ricerca già in corso entro le 12 miglia. Un segnale forte che si traduce in un cambio di passo, una rivoluzione culturale che non riguarda solo le trivellazioni ma che si spinge nel quotidiano.

E le associazioni hanno sottolineato proprio questo aspetto, questa piccola ma grande vittoria che al di là di tutto ha un immenso valore.

Greenpeace ha fatto notare che il mancato raggiungimento del quorum è dipeso anche dai tempi contratti della campagna referendaria, dal rifiuto del governo di indire un Election Day e da una strategia politico-mediatica che volutamente ha posto in secondo piano il tema del referendum sulle trivelle.

“Non siamo riusciti a raggiungere il quorum, ma non tutti hanno giocato pulito in questa partita. L’invito all’astensione venuto dal governo rimane una brutta pagina nella storia della nostra democrazia. Crediamo che Renzi e il suo governo dovrebbero invece ascoltare il segnale che viene dalle urne. Hanno votato, infatti, circa 15-16 milioni di italiani, quasi il doppio di quanti votarono nel 2013 per il PD e – come emerge dai primi dati – in maniera massiccia contro le trivelle. Parliamo dunque di una maggioranza nettissima rispetto al voto che ancor oggi legittima la premiership di Renzi” ha detto Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace.

Dal canto suo l’associazione è pronta all’azione. La norma che assegna ai petrolieri concessioni senza una precisa scadenza, infatti, violerebbe

“lo spirito e la lettera della Direttiva 94/22/CE, recepita dall’Italia con D.Lgsl. 625/96, secondo la quale l’estensione delle aree costituenti oggetto di autorizzazioni e la durata di quest’ultime devono essere limitate. Greenpeace si appresta quindi a inviare un atto di denuncia alla Commissione Europea per segnalare questa e altre violazioni che denotano sistematici aggiustamenti delle norme e dei principi del Diritto comunitario a favore degli interessi dei petrolieri”.

Sottolinea il WWF che milioni di italiani hanno chiesto che gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi vengano applicati e vogliono per l’Italia un futuro rinnovabile:

“Si è fatto di tutto per far fallire questo referendum. Dal mancato Election Day che accorpasse il voto sulle trivelle alle elezioni amministrative all’estrema politicizzazione della campagna referendaria, all’invito all’astensione. Il quorum non è stato raggiunto ma dalle urne emerge una richiesta fortissima affinché vengano cambiate le politiche energetiche del nostro paese. Ora ci auguriamo che il governo dimostri di aver compreso la richiesta di milioni e milioni di italiani cominciando a dare attuazione al Green Act fino ad oggi solo annunciato, predisponendo un piano energetico e climatico che manca all’Italia da troppo tempo, nonché la strategia di decarbonizzazione prevista dall’accordo di Parigi”.

Per la presidente di Legambiente Rossella Muroni

“il quorum non è stato raggiunto ma di due cose siamo certi. La prima è che la proroga senza limiti delle concessioni per l’estrazione di petrolio e gas rimane una colossale ingiustizia, in contrasto con le regole del diritto UE sulla libera concorrenza. La seconda, è che non sarà certamente il mancato raggiungimento del quorum a fermare un cambiamento del modello energetico che sta già mettendo le fonti fossili ai margini, perché esiste un altro scenario più conveniente, pulito, democratico. La nostra battaglia continua e la straordinaria mobilitazione dal basso organizzata in poche settimane, malgrado disinformazione e inviti all’astensione, dimostra il consenso di cui gode tra i cittadini il tema dello sviluppo sostenibile, per combattere i cambiamenti climatici e far crescere le energie pulite”.

Dello stesso avviso anche il Comitato Nazionale No Trivellare, secondo cui

“la libertà di scelta e di voto sono state schiacciate dalla campagna di disinformazione di un Governo strumento delle lobby del petrolio e, come dimostrano le numerose inchieste in atto in tutta Italia, dei vari comitati d’affari che si annidano nelle stanze dei bottoni. Il Governo toglie a molti per concedere per sempre, a pochi privilegiati, vaste aree del nostro mare. Di fronte ad un’evidente violazione del diritto di libera concorrenza, l’Unione Europea potrebbe intervenire sanzionando l’Italia e a pagare sarebbero gli italiani”.

La battaglia adesso passa dalle urne all’Europa.

Francesca Mancuso

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