Premio Terre de Femmes a Sofia Bonicalza: la sua lotta per salvare la foca monaca, tra i mammiferi marini più minacciati al mondo

A soli 24 anni Sofia Bonicalza, biologa marina e campionessa di atletica, ha conquistato il primo premio dell'edizione italiana Terre de Femmes per il suo impegno a difesa della Foca Monaca, l'unica che vive nelle acque del Mediterraneo. Il suo entusiasmo e la sua determinazione sono fonte d'ispirazione per tutti noi, specialmente per le giovani generazioni

Con le Foca Monaca è stato amore a prima vista per Sofia Bonicalza: quando la giovanissima biologa marina, classe ’98, ha avuto il suo primo incontro ravvicinato con un esemplare ha sentito che avrebbe dovuto fare qualcosa per proteggere questa specie molto rara, a rischio estinzione. Così ha deciso di studiarla e impegnarsi per la sua conservazione attraverso il progetto Care4Seals. Da allora non si è più fermata, anzi.

I suoi sforzi a tutela del Mediterraneo e di queste affascinanti creature marine sono stati riconosciuti: Sofia Bonicalza si è appena aggiudicata  il primo premio dell’edizione italiana Terre de Femmes della Fondazione Yves Rocher, destinato a quelle donne straordinarie che si sono spese per proteggere il Pianeta, diventando fonte d’ispirazione. Con i 10mila del premio, la giovane biologa e attivista continuerà a sostenere il progetto per monitorare la specie di foca più rara del mondo. Ma Sofia Bonicalza riesce a trovare anche il tempo per dedicarsi allo sport (è stata più volte campionessa di atletica!) e per trasmettere ad altri giovani la sua passione per il mare. Come? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei, che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

L’obiettivo del Premio Terre de Femmes

Lo scorso anno il programma Terre de Femmes portato, avanti dalla Fondazione Yves Rocher, ha compiuto 20 anni. L’iniziativa nasce per supportare l’imprenditoria femminile in campo etico e sociale. Nel corso degli anni sono stati quasi 500 i premi assegnati alle donne che hanno fatto la differenza per la loro terra e le loro comunità in 50 Paesi del mondo.

Dal 2019 è stata anche lanciata la novità del Premio Internazionale Terre de Femmes, aperto alle donne che si sono distinte in ambito ambientale, proteggendo il suolo, le piante o i semi. Per quest’anno il tema scelto è stato la salvaguardia degli animali selvatici. Oltre a Sofia Bonicalza, a vincere l’edizione italiana del premio sono state anche Ivana Appolloni, che coniuga salvaguardia ambientale, solidarietà e benessere attraverso la lanoterapia, ed Emanuela Evangelista per il suo impegno a difesa dell’Amazzonia.

Intervista a Sofia Bonicalza

Tu sei stata più volte Campionessa Italiana di Atletica. Poi, sei una grandissima appassionata di mare, studi Biologia marina. Come coniughi le due cose?

Non è assolutamente facile e scontato. In realtà, non solo con i miei progetti e l’atletica, ma anche con lo studio. Infatti, fin dal liceo ho avuto questo problema e tutti mi hanno sempre chiesto “come fai a coniugare le due cose?”. Un po’ di sacrificio, ma soprattutto tanta determinazione, perché poi non lo vivo io come un sacrificio, ma faccio le cose che mi piacciono e quindi credo che, alla fine, il tempo che uno ha a disposizione è quello e ognuno gestisce il suo tempo. Quindi, non è sempre facile perché magari ho una deadline universitaria e in contemporanea ho una gara, un evento e non è sempre facile gestire tutto, però tanto la mia filosofia è “le cose vanno fatte, domani sarà tutto fatto, in qualche modo”. E quindi, alla fine, riesco a far combaciare tutto. Non è facile: infatti, sono consapevole che dovrò prendere una decisione, o magari, finiti gli studi, decidere anche in base al lavoro che troverò se continuare o no lo sport. Però, finora, finché posso e finché riesco cerco di portare avanti tutto.

Invece, come è nato l’amore per la Foca Monaca?

Per la Foca Monaca in sé, 2019: tirocinio con l’Istituto Tetis in Grecia, l’ho vista dalla barca, perché dovevamo raccogliere dati comportamentali. Da quando l’ho vista, mi è scattato qualcosa, per cui ho detto “devo fare qualcosa per la sua conservazione!”. Ho iniziato a studiarla, ad apprendere il fatto che è una specie molto rara, la foca più rara del mondo, l’unica del Mediterraneo. Ne sono rimasta affascinata, anche perché si sa poco su questa specie, se ne parla poco, tanti non la conoscono, nonostante sia un po’ il simbolo del nostro mare. Ho deciso di fare il possibile per aiutarla e, tornata in Italia, sono entrata in contatto con il gruppo Foca Monaca e da lì ho iniziato a lavorare con loro.

Quindi tu, oltre al progetto Plastic Hunt, ti occupi anche di questa parte del monitoraggio delle specie

Sì, Plastic Hunt nasce già nel 2019, mentre l’anno scorso ho creato le Settimane della Foca Monaca, che poi ripetiamo anche quest’anno. Si tratta di corsi di formazione rivolti soprattutto a studenti, ma anche ad appassionati di altri settori che vogliono conoscere quest’animale e approcciarsi al mare. Si fa anche meditazione, yoga prima di entrare in acqua o un corso di apnea con degli istruttori qualificati per entrare a proprio agio nell’ambiente marino: per chi vorrà poi continuare, serve ad esempio quando si va a studiare le grotte e gli habitat della foca; però anche in generale, per una persona che vuole fare snorkling, conoscere i pesci e gli organismi. Questa settimana fa parte del progetto Care4Seals, si autofinanzia con il costo della partecipazione. Quest’anno ne organizziamo due: una all’Elba e una alla Maddalena. Questa è la parte più formativa del progetto.

La ricerca scientifica è possibile grazie alla collaborazione con l’Università Bicocca di Milano, in particolare con la Prof.ssa Valsecchi, che è una ecologa molecolare, ha studiato anche a Cambridge, una donna molto in gamba. Lei usava il metodo del DNA ambientale sui cetacei; poi, nel 2020, c’è stata la pandemia, quindi non sono più riusciti ad andare a raccogliere campioni. Quindi lei ha usato i campioni che già aveva per andare a cercare la Foca Monaca, ed è lì che ha contattato la nostra Associazione, perché le servivano anche dei campioni per poter trovare quella sequenza di DNA che identifica la specie. E quindi da lì è nata la collaborazione che ha portato ad una prima pubblicazione e poi la mia idea di creare questa rete di cittadini, per coinvolgerli nella raccolta di questi campioni: kayakisti, quelli che vanno in giro col sup, con una barca, creando questa rete in tutta Italia. Quindi noi sappiamo che se vogliamo raccogliere dei campioni lì, contiamo su quelle persone per raccoglierli contemporaneamente e andare a fare poi degli studi numerici.

Grazie ai finanziamenti, riusciremo anche a coprire le spese di laboratorio, che sono la parte più costosa, perché la raccolta e il filtraggio si fanno su base volontaria; il trasporto ha un costo, poi magari cercheremo di trovare delle collaborazioni con qualche ditta.

In quali settimane si terranno le due Settimane alla Maddalena e all’Elba?

All’Elba dal 12 al 29 giugno. L’idea era quella di organizzare due settimane per studenti universitari, con possibilità di fare tirocinio, visto che abbiamo la convenzione con la Bicocca. Alla Maddalena, invece, dal 5 all’11 settembre.

Che ci farai invece con il premio?

Il premio, appunto, andrà a finanziare soprattutto le analisi di laboratorio. Adesso stiamo già decidendo quale zona studiare per prima, e probabilmente partiremo dalla Puglia per andare a compararla con alcune zone della Grecia, Corfù, Albania, per capire se sono le stesse foche. Poi, forse, se riuscirò a farlo in tempo, ci farò anche la tesi che ho in programma l’anno prossimo. Se riesco a conciliare l’Università con questo progetto, risparmierò un po’ di tempo e lo farò con più concentrazione.

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