Pesca illegale di datteri di mare, sentenza storica in Italia: “è disastro ambientale”

Vittoria! Il Tribunale di Napoli ha riconosciuto il reato di disastro ambientale per la pesca di frodo dei datteri di mare, molluschi considerati tra i frutti di mare più pregiati in assoluto e venduti a caro prezzo sul mercato nero

Nonostante nel nostro Paese, la pesca dei datteri di mare (Lithophaga lithophaga) sia vietata dalla legge dal 1998 ancora questa pratica è più viva che mai e sta mettendo a rischio l’ecosistema marino. Questi molluschi bivalvi – che popolano il Mediterraneo – finiscono troppo spesso per essere vittime di bracconieri del mare. La pesca di frodo prosegue a colpi di scalpelli, martelli pneumatici e persino cariche esplosive, con effetti nefasti sull’ambiente marino.

Qualche giorno fa, però, il Tribunale di Napoli ha emesso una sentenza rivoluzionaria, condannando alcuni soggetti che avevano pescato illegalmente e poi commercializzato questi molluschi per i reati di disastro ambientale, inquinamento ambientale, danneggiamento aggravato e ricettazione. Rischiano, quindi, fino sei anni di reclusione oltre alla confisca di veicoli e natanti e al pagamento delle spese processuali. Finalmente per la prima volta viene riconosciuto il grave impatto che ha la depredazione dei datteri di mare sull’intero ecosistema del Mediterraneo.

“Il consumo di datteri di mare è diventato un status symbol pericoloso, perché pur di mangiare il frutto proibito si sta perpetrando una gravissima strage quotidiana. – commenta Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo (Onlus che si è costituita parte civile al processo contro i pescatori di datteri di mare) – Questa sentenza esemplare attesa da tanti anni ci fa sperare che venga finalmente chiuso questo capitolo di morte per il nostro mare.

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La vicenda

Il processo è scaturito a seguito di tre anni di indagini condotte dalla Guardia di Finanza e dal Corpo delle Capitanerie di Porto, he hanno portato alla scoperta dell’esistenza di due gruppi criminali, attivi tra Napoli e la penisola Sorrentina. Per ben 20 anni le due bande di criminali hanno portato avanti indisturbati l’estrazione abusiva dei datteri di mare, provocando danni significativi – in alcuni irreversibili – all’ambiente.

Per estrarre il dattero di mare è necessario scalpellare la roccia, distruggendo la vita di innumerevoli animali bentonici indispensabili per una biodiversità marina sana e produttiva. – spiega Rosalba Giugni – La desertificazione di miglia e miglia di scogliere calcaree sommerse rappresenta uno spettacolo desolante di distruzione di un ecosistema che difficilmente tornerà a essere un luogo dove il coralligeno, con i suoi meravigliosi colori, potrà rendere unici i fondali in cui sono passati i ladri di mare. Non sono state risparmiate neppure le rocce dei Faraglioni di Capri, monumenti naturali famosi in tutto il mondo per la loro straordinaria bellezza. I ladri di mare non sono solo i delinquenti che li pescano, ma anche tutta la filiera che favorisce in ogni forma l’alimentarsi di un mercato che ha conseguenze drammatiche per l’ambiente.

Soltanto lo scorso luglio, sono state sequestrate oltre 2 tonnellate e mezzo di datteri di mare nel corso delle indagini effettuate dalla Guardia Costiera di Castellammare. Questi molluschi vengono poi venduti a caro prezzo, visto che sono considerati tra i frutti di mare più pregiati in assoluto. I costi sul mercato illegale vanno dagli 80 ai 150 euro al chilo. Ma a pagare lo scotto più grande è il delicato ecosistema del Mediterraneo.

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Fonte: Marevivo Onlus

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