I negazionisti dei cambiamenti climatici hanno più probabilità di essere razzisti, parola della scienza

I negazionisti dei cambiamenti climatici causati dall’impatto dell’uomo sull’ambiente hanno più probabilità di essere razzisti. A stabilirlo è un nuovo studio della DePauw University.

I negazionisti dei cambiamenti climatici causati dall’impatto dell’uomo sull’ambiente hanno più probabilità di essere razzisti. A stabilirlo è un nuovo studio della DePauw University.

Che correlazione può esserci tra cambiamenti climatici e razzismo? Se l’è chiesto Salil Benegal, politologo e a capo del team di ricerca. Il collegamento potrebbe sembrare quanto mai fantasioso e pure il ricercatore è riuscito a dimostrare che in realtà ne potrebbe esistere uno.

Secondo lo studio, i negazionisti dei cambiamenti climatici sono anziani, il loro colore della pelle è bianco e sono più inclini ad avere idee politiche che tendono alla destra, infine condividono un atteggiamento di disprezzo nei confronti di chi ha la pelle di un colore diverso o appartiene a un’altra nazionalità.

“Non sto cercando di affermare che il razzismo è la componente necessaria o più importante di colui che si dichiara negazionista, ma è una correlazione che dovremmo ricercare”, ha detto Salil Benegal.

Lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Politics stabilisce che tutto ciò è un fenomeno relativamente recente, che si è verificato sulla scia delle elezioni di Barack Obama nel 2008.

Benegal ipotizza che la semplice esistenza di un primo presidente afroamericano che abbia parlato di cambiamenti climatici e che abbia aderito all’accordo sul clima di Parigi è in correlazione con il numero di persone che poi non hanno creduto più nei cambiamenti climatici.

Il politologo ha analizzato alcuni dati per arrivare alle sue conclusioni, ad esempio quelli del Pew dagli American National Election Studies (Anes), che solitamente intervistano un campione nazionale di elettori prima e dopo ogni elezione presidenziale. L’Anes ha raccolto informazioni a partire dagli anni ’60, chiedendo agli intervistati quanto concordano con le seguenti affermazioni, su una scala da 1 a 5:

  • Irlandesi, italiani, ebrei e molte altre minoranze hanno superato i pregiudizi e si sono fatti strada. Per i neri dovrebbe essere lo stesso senza alcuna distinzione.
  • Generazioni di schiavitù e discriminazione hanno creato condizioni che rendono difficile per i neri uscire dall’idea di una classe inferiore.
  • Negli ultimi anni, i neri hanno guadagnato meno di quanto meritino.
  • È solo una questione di sforzo e impegno. Se i neri si sforzassero di più potrebbero essere bravi quanto i bianchi.

Quando Benegal ha analizzato i dati ha scoperto che i repubblicani bianchi che hanno ottenuto il punteggio più alto per il risentimento razziale avevano il 300% di probabilità in più di essere anche negazionisti del cambiamento climatico.

Lo stesso Obama era un forte elemento di polarizzazione: essendo un presidente nero e molto interessato alle questioni ambientali, ha guadagnato la popolarità e il rispetto di alcuni elettori, mentre una vera e propria opposizione da altri, che coincidono con i repubblicani bianchi. In pratica, secondo Benegal, le persone che non amavano Obama erano contrarie alle sue riforme ambientali solo perché erano contro un afroamericano.

In definitiva, più il risentimento razziale è presente, più è probabile che non vi sia consenso scientifico sul cambiamento climatico.

“Ho scoperto che la scala del risentimento razziale è incredibilmente significativa”,ha detto Benegal.

Ciò sembra suggerire l’idea che il negazionismo non sia basato su realtà scientifiche, ma su convinzioni personali.

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Dominella Trunfio

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