Gli uccelli riconoscono i semi trattati con pesticidi e scelgono di non mangiarli. Lo studio

Le tortore orecchiute sono in grado di riconoscere la presenza di pesticidi chimici sui semi di sorgo, ma questo non impedisce loro di intossicarsi - con conseguenze spesso letali

Diversamente da noi, che ingeriamo anche cibi esposti a pesticidi (molto spesso tossici) senza rendercene conto, gli animali sono in grado di distinguere semi e frutti “sani” da quelli contaminati con sostanze chimiche. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Instituto de Investigación en Recursos Cinegéticos su alcuni esemplari di tortora orecchiuta (Zenaida auriculata), un uccello molto diffuso nell’America meridionale.

I ricercatori hanno analizzato, in particolare, gli effetti di repellenza, anoressia e avversione provocati dalla presenza di sostanze neonicotinoidi (una classe di insetticidi neuroattivi chimicamente simili alla nicotina, utilizzati in agricoltura a partire dagli anni ’80 del secolo scorso che sarebbero tra i principali indiziati per la moria delle api): infatti, sia l’ingestione di semi che delle prime foglie carnose che spuntano da essi rappresentano fonte di grave intossicazione per gli uccelli. (Leggi anche: Pesticidi killer delle api: 11 Paesi li autorizzeranno di nuovo “per emergenza” (e il Regno Unito lo ha già fatto)

Per lo studio sono state effettuate tre osservazioni sperimentali consecutive del comportamento degli uccelli in presenza di alcune delle sostanze neonicotinoidi più utilizzate in agricoltura (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam). Scopo delle osservazioni era di rilevare l’eventuale presenza dei seguenti fenomeni nel comportamento degli uccelli:

  • Repellenza primaria – ovvero il rifiuto immediato del cibo, che viene riconosciuto come contaminato;
  • Anoressia – ovvero la mancanza di appetito che segue l’assunzione della tossina;
  • Repellenza secondaria (detta anche avversione condizionata) – ovvero il riconoscimento e il rifiuto del cibo contaminato dopo una prima ingestione che ne aveva dimostrato la tossicità.

Leggi anche: Così l’Europa ha rinviato il Piano per dimezzare l’uso di pesticidi sintetici (con la scusa della guerra in Ucraina)

I risultati non lasciano spazio al dubbio: la presenza dei tre pesticidi sui semi di sorgo ha prodotto una riduzione del consumo di questi nella quasi totalità dei casi (97%), per effetto di repellenza primaria o secondaria. Purtroppo però, i vantaggi della repellenza secondaria e l’interruzione del consumo di semi contaminati non sono stati sufficienti a evitare la morte di molti uccelli (38% intossicati da imidacloprid e 13% da clothianidin).

Infatti, anche se gli uccelli possono sviluppare un’avversione per i semi trattati con pesticidi chimici dopo averli ingeriti una prima volta, sono sufficienti quantità minime di veleno per provocare anoressia, disturbi neurologici e morte nei volatili.

Per fortuna però, gli uccelli che hanno ingerito sorgo contaminato non hanno evitato di consumare i semi di questa pianta dopo l’esposizione ai pesticidi – questo significa che il rifiuto di un certo tipo di seme non si generalizza in mancanza del segnale sensoriale associato alla presenza dei neonicotinoidi.

©Environmental Pollution

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Fonte: Environmental Pollution

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