Le specie invasive aliene costano all’agricoltura africana quasi 3000 miliardi di euro all’anno. Lo studio shock

Le specie aliene invasive sono un tsunami per l’agricoltura africana: costano infatti quasi 3000 miliardi di euro all’anno, cifra con 12 zeri

Le specie aliene invasive sono un tsunami per l’agricoltura africana (e per il mondo intero): costano infatti quasi 3000 miliardi di euro all’anno, una cifra con 12 zeri. Lo studio shock, condotto dal Centre for Agriculture and Bioscience International (CABI) e in particolare dalle sedi europee e africane, mostra un impatto economico devastante dovuto soprattutto a parassiti e parassitoidi.

3000 miliardi, una cifra spropositata pari a 1,5 volte il PIL di tutti i paesi africani messi insieme e simile a quello della Germania, con un costo medio annuo per Paese dovuto alla specie aliene invasive pari a circa 63 miliardi di euro.

I ricercatori hanno condotto un’analisi approfondita della letteratura e un sondaggio online su 110 intervistati, in gran parte impiegati nel governo o nella ricerca, e ha stabilito che è la Tuta (Phthorimaea) absoluta a causare ogni anno le perdite più ingenti, seguita dal verme dell’esercito autunnale (Spodoptera frugiperda), due veri flagelli per la sicurezza alimentare africana, già gravemente sotto pressione.

Il lavoro ha tenuto conto delle perdite di rendimento delle principali colture tra cui mais, pomodoro, manioca, mango e banana, nonché del costo del lavoro dovuto al diserbo e della perdita di reddito derivante dal bestiame.

E i risultati, decisamente preoccupanti, arrivano dopo un vertice politico sulle specie invasive tenutosi nel 2019, nel corso del quale 70 delegati politici, rappresentanti del mondo della ricerca, del settore privato e della società civile di tutta l’Africa, hanno deciso di sviluppare una strategia e un piano d’azione per combattere le specie aliene invasive.

Ora infatti, con la guida dell’Unione africana, i Paesi hanno ora una strategia per la gestione delle specie invasive in Africa: la strategia 2021-2030 fornisce un quadro di misure per tutte le parti interessate a livello continentale, regionale e nazionale che possono essere utilizzare per prevenire ed eradicare in modo sostenibile le specie invasive in Africa.

La perdita di biodiversità, infatti, è una delle minacce più importanti per la nostra stessa sopravvivenza: un coro di scienziati sta lanciando da tempo allarmi in tale senso, sostenendo che le pandemie come quella che stiamo vivendo sono il risultato di questo disastro in corso.

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Ma perché tutto questo?

Sempre loro, sempre noi: i cambiamenti climatici, anche indotti dall’uomo, stanno impattando in modo sempre più visibile su ecosistemi e biodiversità, il cui equilibrio è fondamentale ma che noi stiamo gravemente danneggiando.

Lo studio rileva infatti come l’impatto delle specie aliene invasive non sia solo economico, ma anche e soprattutto non monetizzabile immediatamente, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti (almeno di chi vuole vedere).

Ma anche come, nonostante tutto, vi sia ancora una mancanza di consapevolezza delle conseguenze sociali a lungo termine causate da tali invasioni, e una disconnessione tra gli effetti diretti delle specie invasive e quelli più ampi sulla sopravvivenza stessa delle persone.

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Cosa possiamo fare?

I risultati evidenziano la necessità di misure che impediscano l’arrivo di nuove specie e la diffusione di quelle consolidate e che riducano i costi di gestione per specie ampiamente presenti e di grande impatto attraverso metodi come il biocontrollo – spiega René Eschen, primo autore dello studio – Ciò ha il potenziale di ridurre i costi di produzione futuri e le perdite di rendimento, e quello di migliorare le condizioni di vita degli agricoltori e di tutti gli altri.

Particolarmente rilevante nel lavoro, che ha analizzato alcuni fattori raramente presi in considerazione, è stata proprio la stima dei costi di diserbo, risultata particolarmente importante nel complesso e in relazione a questioni umane spesso dimenticate.

L’ampia stima dei costi di diserbo può sorprendere – commenta a questo proposito Fernadis Makale, altro coautore – ma questo lavoro, spesso svolto da donne e bambini, non viene mai misurato come parte dell’economia africana.

Senza contare che spesso, per contrastare l’effetto dei parassiti, gli agricoltori ricorrono all’uso di pesticidi ed erbicidi, aggravando la perdita di biodiversità in una spirale che deve essere fermata.

https://www.youtube.com/watch?v=vNyg1cqm-xs&t=1s

Il lavoro è stato pubblicato su CABI Agriculture and Bioscience.

Fonti di riferimento: CABI News / CABI Agriculture and Bioscience / CABI/Youtube  

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