Scoperta nuova barriera corallina, la più grande di sempre nelle acque profonde

Una nuova barriera corallina di acque fredde è stata appena scoperta nelle profondità oceaniche a largo degli Stati Uniti orientali grazie a un lavoro immenso che ha mappato i fondali marini e le sue specie. Questi sono gli straordinari frutti

Incredibile scoperta a largo delle coste orientali degli Stati Uniti, dove è stata tracciata una mappa delle barriere coralline di acque fredde. Proprio questa pianta dei paesaggi marini oceanici ha permesso di identificare un nuovo reef, finora il più grande delle acque profonde.

È quanto emerge da un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Geomatics, in cui un team di studiosi di vari istituti e agenzie scientifiche, tra cui la NOAA, ha condiviso i dati raccolti in un lavoro che va avanti da anni.

I ricercatori hanno esplorato il pianoro di Blake, fino a 1000 m di profondità, grazie a un ecoscandaglio multifascio, un sonar che genera una griglia del fondale e permette di conoscere così le sue caratteristiche nei dettagli.

coralli

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Tramite questo strumento, gli esperti hanno potuto ispezionare un’area vastissima che ha quasi le dimensioni dello Stato della Florida. Le indagini ha portato alla scoperta di 83.908 tumuli di corallo.

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Per anni abbiamo pensato che gran parte del Blake Plateau fosse scarsamente abitato e costituito da sedimenti morbidi, ma dopo più di 10 anni di mappatura ed esplorazione sistematica, abbiamo rivelato uno dei più grandi habitat di barriera corallina di acque profonde trovati fino ad oggi in qualsiasi parte del mondo” sono state le parole di Kasey Cantwell, a capo delle operazioni della NOAA Ocean Exploration.

Nell’area di studio è presente in prevalenza la specie Desmophyllum pertusum. Questo corallo si sviluppa a profondità comprese tra i 200 e 1.000 metri, dove la temperatura media delle acque si aggira sui 4°C.

I coralli di acqua fredda risultano ancora poco conosciuti dato l’ambiente in cui si trovano. Si sa che sono “ingegneri dell’ecosistema”, ma non come le popolazioni di questi reef rispondano all’impatto delle attività antropiche.

Consultare una mappa delle acque fredde permette alla comunità scientifica di avere una migliore comprensione di questi habitat corallini.

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Questo studio fornisce una metodologia volta a interpretare i dati cartografici su vaste regioni oceaniche per ottenere approfondimenti sugli habitat dei fondali marini e far avanzare approcci standardizzati per classificarli e per sostenere la gestione degli ecosistemi e gli sforzi di conservazione” ha affermato Derek Sowers, autore principale dello studio.

Oggigiorno, si stima che approssimativamente il 50% delle acque marine statunitensi non sia stata ancora mappata. Se diamo invece uno sguardo generale a tutti gli oceani nel dettaglio, la percentuale sale a 75. Altre ricerche potrebbero riservare nuove strabilianti sorprese.

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Fonte: Geomatics

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