Strage di pesci e animali marini in Spagna, morti in migliaia per sversamenti tossici dalle campagne

Strage di pesci e animali marini a largo delle coste spagnole, dove migliaia di animali sono morti a causa di sversamenti tossici

Strage di pesci e animali marini a largo delle coste spagnole, dove migliaia di animali sono morti a causa degli sversamenti tossici provenienti dalle campagne. Le associazioni ambientaliste chiedono interventi urgenti al governo

A largo del Mar Menor, sulla costa sud-est della Spagna, si sta consumando un vero e proprio disastro ambientale, che sta mettendo in crisi il settore ittico dell’area: da giorni ormai si assiste impotenti alla morte di migliaia di pesci e crostacei. Non sono ancora chiare le cause di questa moria, ma le autorità locali puntano il dito contro gli scarichi tossici dell’agricoltura industriale: questi avrebbero provocato la mancanza di ossigeno nell’acqua (un fenomeno noto come anossia) che avrebbe portato al soffocamento degli animali marini.

Non è la prima volta che si verifica una tale strage: già nel 2019 centinaia di animali marini erano morti per l’inquinamento del loro ecosistema dovuto ai processi di agricoltura intensiva praticata nell’area. Ora, però, la situazione è ancora più grave: sono già 4,5 le tonnellate di animali morti raccolti, secondo le stime dell’associazione ambientalista Asociación de Naturalistas del Sureste.

Proprio questa associazione, di concerto con il WWF chiede con urgenza alle autorità locali lavori di emergenza per bloccare lo scarico delle acque inquinanti e la realizzazione di un ‘filtro verde’ per fermare la contaminazione della laguna. Successivamente a questi interventi di ‘primo soccorso’ le associazioni chiedono anche che vengano messi in atto interventi di miglioramento delle reti fognarie, di bonifica del suolo e di prevenzione di frane e smottamenti in caso di alluvioni.

Il ministro per Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, Teresa Ribera, ha visitato personalmente l’area colpita dal disastro e ha promesso azioni tempestive per riportare l’area a una condizione di salute. Il ministro si era recata nella zona già nell’ottobre dell’anno scorso, e il suo impegno si era tramutato in un’indagine conoscitiva sull’irrigazione illegale di Campo de Cartagena. Secondo le stime, infatti, al 2018 erano 10.000 gli ettari irrigati con sistemi illegali ed altamente inquinanti. Lo smantellamento di tali sistemi è iniziato ma prosegue lento e a singhiozzo a causa della mancanza di un coordinamento nazionale.

Le misure annunciate dal Governo della Regione di Murcia durante la crisi ambientale arrivano in ritardo per alleviare la mortalità della fauna, oltre ad essere inutili e causare gravi impatti fattori ambientali aggiunti a quelli già subiti dal Mar Menor – denunciano gli attivisti. – Per questo motivo, chiediamo un piano di riconversione dell’attività agricola di Campo de Cartagena che riduca l’intensità di questa attività, che riduca e controlli l’uso di fertilizzanti per ettaro, riduca la quantità di irrigazione per azienda agricola e promuova l’uso di filtri verdi in fattoria.

Seguici su Telegram | Instagram Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: ANSE

Ti consigliamo anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook