Cosa possiamo imparare da Italus, l’albero più antico d’Europa (della sua specie)

Ha 1230 anni ed è anche più vecchio di quello della stessa specie che si trova in Grecia

Ha 1230 anni ed è anche più vecchio di quello della stessa specie che si trova in Grecia. Italus, il pino loricato che svetta nel Parco del Pollino, tra le montagne della Calabria e della Basilicata, è l’albero più vecchio del suo tipo in Europa. E ha tanto da insegnarci. Avete mai pensato, per esempio, a cosa ci servirebbe per resistere così a lungo?

È alto più di dieci metri, ha un diametro di 160 centimetri e, a quota 2mila metri, Italus ha le sembianze di un anziano saggio e paziente. Saggio, perché ha imparato ad affondare le sue radici e a crearne di forti e indistruttibili, e paziente, per la sua crescita lentissima.

Anziano, sì, ma che corazza! Il significato che gli conferisce l’aggettivo di “loricato” (la lorica era la corazza dei romani), infatti, sta ad indicare che l’amato Pino ha imparato nei secoli anche a rifugiarsi nei luoghi più impervi e dal clima non sempre tenero creando attorno a sé una corteccia senza uguali.

Ma cosa ancora possiamo imparare dal nostro Italus? Ecco 5 cose che può insegnarci per vivere meglio:

Resilienza

Resilienza è la prima cosa che viene in mente. La saggezza dei secoli vissuti porta con sé il dono concreto di mettere positività nei confronti di un cambiamento. Resistere ed essere capaci di superare gli ostacoli, le brutture, le trasformazioni, cercando e cogliendo ciò che di buono può scaturire anche da una situazione traumatica.

Da un pino loricato secolare come Italus possiamo sempre imparare che è necessario proseguire nella nostra crescita anche quando veniamo lasciati soli e con pochissime risorse.

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L’attività solare

Nelle ultime analisi condotte che hanno portare a designare Italus come il pino loricato più antico d’Europa, gli studiosi hanno prelevato dei campioni di legno dalle radici e, seguendo la cronologia degli anelli presenti nell’apparato radicale, hanno ricostruito proprio i diversi picchi dell’attività solare, un fenomeno che tra la Calabria e la Basilicata ancora non era stato studiato dal punto di vista cronologico.

Termometri

Secondo alcune teorie, alberi come Italus si sarebbero rifugiati sul promontorio del Pollino per sfuggire ai cambiamenti climatici e si sarebbero adattati a una così elevata quota grazie alle cosiddette piogge occulte generate a quasi 2mila metri dalle nebbie dovute dall’azione fisica delle correnti marine.

Allo stesso modo, gli alberi sono spesso i termometri dei cambiamenti climatici e quando cavalcano secoli di vita come nel caso di Italus possono servire ad avere informazioni utili sulla biodiversità.

Le sfide della scienza

Il radiocarbonio (un isotopo radioattivo del carbonio), noto per il suo uso nella datazione dei reperti archeologici, si produce di continuo in atmosfera per effetto dei raggi cosmici che provengono dal Sole e dal resto dell’universo. Una sorta di “bombardamento”, che più è intenso più radiocarbonio produce e tanto più ne viene assorbito dagli organismi viventi. Misurando la quantità di radiocarbonio in ogni singolo anello di Italus, si può risalire all’intensità del bombardamento in un determinato anno.

Gli studiosi hanno analizzato la quantità di radiocarbonio contenuta in singoli anelli di Italus e identificato cosiddetti eventi di “Miyake” dovuti, probabilmente, a un aumento dell’attività solare connessa all’emissione di protoni di alta energia da parte del sole. E per la prima volta questo evento è stato identificato in Italia e in un albero vivente.

Guarigione

Tradizione vuole che gli alberi abbiano il potere di farci sentire meglio. Secondo la silvoterapia basta abbracciarne uno o anche solo passeggiare tra gli alberi per mantenerci in salute.

E allora Italus, di cui però ancora non si conosce la posizione esatta, o qualunque altro albero, devono rappresentare per noi una grande risorsa in grado di ricordarci l’importanza di prenderci cura della nostra salute

Qui potete trovare 10 meravigliose lezioni di vita che possono darci gli alberi.

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Germana Carillo

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