La foresta più antica del mondo non era come l’avevamo immaginata, secondo questo studio

La rete di alberi fossilizzati, risalente a oltre 385 milioni di anni fa, ricalibra l’idea degli scienziati sull’aspetto delle prime foreste

La rete di alberi fossilizzati, risalente a oltre 385 milioni di anni fa, ricalibra l’idea degli scienziati sull’aspetto originario delle prime foreste sviluppatesi sulla Terra

Gli scienziati sono stati in grado di ricostruire la più antica foresta della Terra. Scoperta per caso nel 2009, cementificata nel sottosuolo di una cava abbandonata a New York, la foresta conservava ancora i resti fossilizzati di radici preistoriche – alcune lunghe anche 11 metri – e dei punti in cui sorgevano i primi alberi legnosi spuntati sul nostro pianeta.

Grazie a questa incredibile scoperta, gli scienziati hanno provato ad immaginare come potesse essere una delle prime foreste della Terra, risalente a quasi 400 milioni di anni fa, sede di alberi preistorici e ormai estinti da millenni. Alcuni alberi (chiamati Cladoxylopsids, antenati delle moderne felci) erano alti fino a 10 metri e sembravano degli enormi gambi di sedano; altri invece (Archaeopteris) erano simili ai pini, ma caratterizzati da chiome più folte e da fronde; c’erano inoltre delle piante simili a palme (Eospermatopteris), caratterizzate da una base tozza e da una chioma frondosa.

In generale, gli alberi preistorici di questa foresta erano quasi tutti vecchi e massicci – motivo per cui non si trovavano a distanza ravvicinata l’uno dall’altro, ma erano disposti in maniera diffusa sulle sponde del fiume Catskill (che oggi non esiste più) che esondava ciclicamente a ritmo delle stagioni. Il fatto che gli Eospermatopteris fossero caratterizzati da radici poco profonde e poco ramificate testimonia che questi alberi antichi non avessero la capacità di resistere in condizioni climatiche asciutte; dall’altra parte, invece, gli alberi della specie Archaeopteris erano più sviluppati e caratterizzati da rami legnoli e foglie in grado di praticare la fotosintesi, nonché da radici più profonde (lunghe fino a 11 metri, in grado di arrivare fino a 7 metri di profondità) – il che li rendeva adatti anche a climi più secchi.

Queste scoperte suggeriscono che i primi alberi potevano adeguarsi e ‘colonizzare’ un ampio ventaglio di ambienti diversi – non solo quelli più umidi, come si era pensato in un primo momento. Tuttavia, data la loro incapacità di riprodursi attraverso i semi (gli alberi preistorici si affidavano alla diffusione delle spore per la riproduzione), certamente la prospicienza di fiumi ed altre fonti d’acqua rappresentava un incentivo alla diffusione della specie.

alberi preistorici

Sesioni di alcune radici arboree preistoriche (@ PLOS One)

Gli scienziati hanno ipotizzato anche una fine per questa antica foresta: probabilmente essa sparì dopo un lungo periodo di alluvione che allagò l’area e uccise gli alberi. Ma, per fortuna, proprio i sedimenti alluvionali portati dall’acqua sono rimasti sul suolo, preservando così le radici che sono arrivate quasi intatti fino a noi e che ci hanno permesso questo studio.

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Fonte: PLOS One

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