Scoperti i faggi più antichi di Europa: sono in Calabria e hanno oltre 620 anni

In Calabria, nel Parco nazionale del Pollino, sono stati scoperti i due faggi più antichi d'Europa, che hanno più di 600 anni.

Hanno oltre 620 anni i due faggi scoperti nel Parco Nazionale del Pollino, in Calabria, grazie a una ricerca scientifica che ha permesso di datarli con il metodo dendrocronologico, ovvero tramite la misurazione degli anelli di accrescimento.

Una scoperta molto importante perché i due faggi del Parco sono i più antichi di tutta Europa e oggi prendono il nome di Michele e Norman, ispirati rispettivamente al botanico Michele Tenore, e al viaggiatore e scrittore britannico Norman Douglas, entrambi appassionati delle foreste del Pollino, di cui descrissero le meraviglie naturali.

Grazie a essi, alla naturalità e ai suoi caratteri ecologici, la faggeta del Pollinello è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Fra l’altro qui è possibile imbattersi in molti alberi che nascono e muoiono secondo un ciclo naturale, cosa alquanto rara nelle foreste di oggi, dove l’intervento umano è la norma.

Ma di chi è il merito di tutto ciò? Del team di studiosi che hanno pubblicato su Ecology la ricerca “Lessons from the wild: slow but increasing long‐term growth allows for maximum longevity in European beech”. Tra di loro si annoverano Gianluca Piovesan, Franco Biondi, Michele Baliva, Giuseppe De Vivo, Vittoria Marchianò, Aldo Schettino e Alfredo Di Filippo.

I ricercatori hanno rivelato che la longevità dei due faggi dipenderebbe da una crescita lenta che però aumenta man mano nei secoli. Quindi se nei primi anni la crescita è molto ridotta, anche a causa di un clima estremo, gli alberi, in generale, tendono a rimanere mediamente più piccoli ma a durare di più.

Tant’è che Michele e Norman sono piuttosto bassi, la loro altezza non supera i 15 metri, e anche questa caratteristica avrebbe contribuito a renderli più resistenti. Come d’altronde si è constatato in altre faggete antiche dei Parchi Nazionali del Casentino e dell’Abruzzo, già Patrimonio mondiale Unesco.

La ricerca, resa possibile grazie alla collaborazione fra Università e Parchi Nazionali come quello del Pollino, non è stata divulgata a caso, l’obiettivo fra gli altri è sensibilizzare gli enti a conservare gli ecosistemi forestali in ottica sostenibile.

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Laura De Rosa

Photo Credit: Parco Pollino

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