Il Governo australiano restituisce la proprietà della foresta pluviale più antica del mondo agli aborigeni

In Australia la foresta di Daintree, la più antica del mondo, torna nelle mani dei suoi legittimi proprietari: gli aborigeni

La foresta pluviale più antica del mondo sarà gestita dagli aborigeni, il popolo che la abita da migliaia di anni

La foresta pluviale di Daintree, patrimonio UNESCO dal 1988, torna nelle mani dei suoi legittimi proprietari: il popolo aborigeno Kuku Yalanji.  L’accordo, siglato tra stato del Queensalnd e gli indigeni, vede questo patrimonio boschivo di 180 milioni di anni e 160.108 ettari unirsi ad altri monumenti naturali australiani come Uluru – o Ayers Rock – e il parco nazionale Kakadu, dove i popoli autoctoni ne sono già da tempo i custodi.

Negli anni Ottanta la foresta è stata sottoposta a continue pressioni a causa di diverse azioni di disboscamento; per questo il Governo ha ritenuto necessario intervenire e renderlo Patrimonio dell’Umanità. Questa area boschiva infatti è particolarmente preziosa per la biodiversità: si contano oltre 3.000 specie di piante, 107 specie di mammiferi, 368 specie di uccelli e 113 di rettili. ​Gli aborigeni saranno finalmente di nuovo protettori di questo tesoro e promotori del cambiamento, dal momento che avranno in gestione alcune aree di foresta.

L’obiettivo è creare una base per fornire percorsi e opportunità di tutoraggio, formazione, apprendistato, esperienza lavorativa e occupazione per il popolo Kuku Yalanji, così da creare posti di lavoro qualificati nell’ambito della gestione del verde e del turismo.

Il presidente del Forum internazionale dei popoli indigeni dell’UNESCO ha affermato che la restituzione del Daintree e di altri territori aiuta anche a risolvere una svista storica: gli aborigeni infatti non furono coinvolti nella scelta di inserire questo parco nazionale nella lista dei patrimoni mondiali.

Questo accordo riconosce finalmente il diritto dei Kuku Yalanji a gestire la loro patria, proteggere la loro cultura e ottenere finalmente un riconoscimento che per troppi anni è mancato. L’accordo infatti se da un punto di vista ambientale è determinante per la  conservazione di una foresta così importante, da una prospettiva prettamente umana significa riconoscere il valore e il peso culturale delle popolazioni autoctone, rendendole protagoniste e non più spettatrici.

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