Per colpa del riscaldamento globale gli animali stanno cambiando tratti del loro organismo

Per resistere all'aumento delle temperature, gli animali espandono le loro appendici per disperdere meglio il calore accumulato

Per provare a resistere all’aumento delle temperature, alcuni animali stanno espandendo le loro appendici per essere in grado di disperdere meglio il calore accumulato

Gli esseri umani non sono gli unici a doversi adattare agli effetti del riscaldamento globale. Anche piante e animali stanno subendo delle vere e proprie trasformazioni per provare a resistere ad un ambiente che sta cambiando ad un ritmo repentino. In particolare, un nuovo studio condotto dai ricercatori della Deakin University in Australia ha dimostrato che alcuni animali a sangue caldo stanno riadattando la forma del proprio corpo per adeguarsi alle nuove temperature sempre più calde: zampe più larghe e massicce, comparsa di becchi e di orecchie più sporgenti.

Questo fenomeno è noto come ‘Regola di Allen’: gli animali a sangue caldo che vivono in aree fredde e sono costretti a confrontarsi con climi più rigidi tendono ad avere appendici (ad esempio zampe, coda o becco) più ridotte per disperdere meno il calore; al contrario, animali appartenenti alla stessa specie ma che vivono in ambienti più caldi espandono le proprie appendici per disperdere più calore.

Questi cambiamenti così drastici nella forma del corpo sono avvenuti finora in tempi molto lunghi, spalmati in millenni di generazioni. Ora invece, di fronte ad un’emergenza climatica che incalza a un ritmo serrato, tali forme di adattamento si possono osservare in tempi molto più stringenti e ciò preoccupa molto gli scienziati: il cambiamento climatico sta mettendo pressione sulle specie animali, e quelle che non saranno celeri ad adattarsi alle nuove temperature sono destinate ad estinguersi in tempi molto brevi.

Fra gli animali osservati nello studio vi sono alcune specie di uccelli endemiche dell’Australia e del Nord America. In particolare, alcune specie di pappagalli australiani hanno dimostrato un aumento compreso fra il 4% e il 10% nelle dimensioni dei loro becchi rispetto alla fine del XIX secolo, e la colpa sarebbe dell’aumento delle temperature. Anche il junco occhiscuri, un uccello originario dell’America settentrionale, manifesta un evidente aumento nelle dimensioni del becco, che lo aiuta a disperdere più efficacemente il calore in eccesso accumulato dall’organismo.

Il fatto che gli animali si adattino in qualche modo al cambiamento climatico mutando il proprio corpo non significa che vada tutto bene – avvertono gli autori dello studio. – Vuol dire semplicemente che stanno facendo il possibile per sopravvivere.

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Fonte: Trends in Ecology & Evolution

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