Amazzonia: quasi la metà del territorio è protetto per legge. Ma è davvero così?

In Brasile il governo di Dilma Rousseff ha annunciato che sul territorio amazzonico verranno create nuove aree protette, sottoposte a vincoli legislativi, con l’obiettivo di salvaguardarne la biodiversità e renderle immuni dall’azione dell’uomo. E quando l’annuncio si trasformerà in decreto e si passerà quindi ai fatti, quasi la metà del territorio dell’Amazzonia brasiliana sarà ufficialmente protetto per legge.

Nell’anno internazionale delle foreste, finalmente arriva una buona notizia. In Brasile il governo di Dilma Rousseff ha annunciato che sul territorio amazzonico verranno create nuove aree protette, sottoposte a vincoli legislativi, con l’obiettivo di salvaguardarne la biodiversità e renderle immuni dall’azione dell’uomo.

E quando l’annuncio si trasformerà in decreto e si passerà quindi ai fatti, quasi la metà del territorio dell’Amazzonia brasiliana sarà ufficialmente protetto per legge.

Se sommiamo infatti le riserve indigene presenti, le unità di conservazione ambientale (dove è possibile fare un uso sostenibile delle risorse rinnovabili), le riserve naturali e i parchi nazionali e statali, già oggi interamente protetti, si arriverà a coprire il 44% del totale della superficie dell’Amazzonia brasiliana, ovvero un quarto della superficie del Brasile.
A mettere nero su bianco la situazione è un rapporto pubblicato in questi giorni dall’Isa (Instituto Socioambiental) e dall’Imazon (Instituto do Homem e do Meio Ambiente da Amazonia), che ha evidenziato (oltre agli aspetti positivi) anche la carenza di personale e di strutture adeguate per la sorveglianza del territorio.

Anche perché il dossier mette in evidenza come in un decennio – tra il 1998 e il 2009 – la deforestazione nelle aree protette abbia comunque raggiunto 12.204 km2 ovvero il 47,4% della deforestazione accumulato fino al 2009 all’interno delle riserve naturali e delle terre indigene. Inoltre, una vasta rete di strade illegali è stata costruita nelle aree protette e in particolare sull’unità di conservazione di uso sostenibile dove ci sono 17,7 km di strade per 1000 km2 sotto protezione e gran parte di queste vie è legata al disboscamento illegale.

Facendo un rapido conteggio infatti – emerge dallo studio – ogni addetto (tra guardie forestali e funzionari dell’Ibama, l’Istituto cui spetta il compito della protezione dell’ambiente,) dovrebbe controllare per assurdo oltre 1.800 chilometri quadrati di parchi e riserve. Si tratta quindi di un sistema che non riesce a garantire il rispetto della legge.

Per questo le due associazioni propongono che il consolidamento delle aree protette dovrebbe avvenire oltre che per legge anche attraverso una serie di azioni mirate e coordinate a partire da una migliore gestione delle risorse finanziarie da destinare a queste aree, il riconoscimento delle terre indigene, la redazione di piani strategici di gestione territoriale mirati e rafforzando la lotta alle attività illegali.

Verdiana Amorosi

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