Il buco dell’ozono in Antartide è il più piccolo degli ultimi 30 anni (ma non è merito nostro)

Il buco dell'ozono si sta restringendo. A dirlo è la Nasa che in collaborazione con la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha stimato che il foro è il più piccolo osservato dal 1988

Il buco dell’ozono si sta restringendo. A dirlo è la Nasa che in collaborazione con la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha stimato che il foro è il più piccolo osservato dal 1988.

Le misurazioni effettuate dai satelliti quest’anno hanno mostrato infatti che il buco presente nello strato di ozono sopra l’Antartide è il più piccolo degli ultimi 30 anni, circa 1,6 milioni di chilometri in meno rispetto a quello del 2016.

Anche se gli scienziati prevedono che il buco continuerà a ridursi, ciò non è dovuto all’intervento umano ma alle condizioni climatiche. Secondo la Nasa, il buco dell’ozono ha raggiunto il picco l’11 settembre, coprendo un’area di circa due volte e mezzo la dimensione degli Stati Uniti e poi è diminuito per il resto del mese e anche a ottobre.

“Il buco dell’ozono antartico è stato eccezionalmente debole quest’anno”, ha dichiarato Paul A. Newman, ricercatore principale di scienze della terra del Goddard Space Flight Center della Nasa. “Questo è ciò che ci aspettavamo, viste anche le condizioni atmosferiche della stratosfera antartica”.

Non illudiamoci. Non siamo stati improvvisamente buoni, non abbiamo ridotto drasticamente le emissioni inquinanti e i gas serra. L’estensione del buco nell’ozono nel 2016 e nel 2017 è dovuta alla variabilità naturale.

ozono nasa

Nel 2017, la riduzione delle dimensioni è stata fortemente influenzata da un vortice antartico instabile e più caldo. Ciò ha contribuito a ridurre al minimo la formazione di nubi polari nella stratosfera inferiore. La formazione e la persistenza di queste nuvole sono all’origine delle reazioni chimiche che distruggono l’ozono.

L‘esaurimento dell’ozono si verifica alle temperature fredde, quindi il buco dell’ozono raggiunge il suo massimo annuale a settembre o ottobre, alla fine dell‘inverno nell’emisfero meridionale.

L’anno scorso, il buco dell’ozono ha raggiunto il massimo di 23 milioni di km quadrati, 5 in meno rispetto al 2015.

Anche se le condizioni atmosferiche stratosferiche più calde della media hanno ridotto il buco negli ultimi due anni, l’area di apertura dell’ozono attuale è ancora grande perché i livelli di sostanze che riducono l’ozono come il cloro e il bromo restano alti.

Trent’anni fa la comunità internazionale ha firmato il protocollo di Montreal, entrato in vigore il 1º gennaio 1989. Quest’ultimo ha l’obiettivo di ridurre la produzione e l’uso delle specifiche sostanze che danneggiano lo strato di ozono.

Grazie ad esso, il buco dell’ozono presente sull’Antartide dovrebbe diventare gradualmente meno ampio, poiché i clorofluorocarburi continuano a diminuire. Gli scienziati si aspettano che possa definitivamente chiudersi, o almeno tornare ai livelli del 1980 intorno al 2070.

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Una piccola buona notizia che esula dai nostri meriti.

Francesca Mancuso

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