I mari italiani stanno “bollendo”: i satelliti rivelano che sono sempre più caldi (e aumentano le specie aliene)

Il riscaldamento globale sta trasformando i nostri mari, specialmente il Mar Mediterraneo, dove gli ecosistemi sono sempre più a rischio e aumenta l'invasione delle specie aliene.

Le temperature dei mari italiani stanno aumentando a ritmi troppo veloci e non è affatto una buona notizia per la biodiversità. Infatti, il Mar Mediterraneo, per le sue caratteristiche di bacino semichiuso, è soggetto maggiormente al riscaldamento delle acque e svolge un ruolo importante di sentinella dei cambiamenti climatici.

Dagli anni Ottanta ad oggi, le temperature superficiali del mare sono aumentate di circa 1°C nell’Area Marina Protetta del Plemmirio e  ben 1,7-1,8°C nell’Area Marina Protetta di Portofino e dell’Isola d’Elba, aree si è assistito ad un peggioramento del fenomeno negli ultimi quarant’anni.

A offrirci questo quadro per niente rassicurante sono i dati raccolti grazie al progetto “Mare Caldo” di Greenpeace, una rete che oggi coinvolge ben 9 Aree Marine Protette italiane per il monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici sui nostri mari.

progetto mare caldo

@Greenpeace

Acque sempre più calde

Durante il primo anno del progetto “Mare cado”, il monitoraggio – realizzato con i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova – si è focalizzato  sull’Isola d’Elba, in Toscana, sull’Area Marina Protetta di Portofino in Liguria e su quella del Plemmirio, in Sicilia.

Le osservazioni satellitari rivelano che negli 40 anni si è verificato un aumento costante e significativo delle temperature superficiali del mare, con un incremento di ben 1,7-1,8°C a Portofino e all’Isola d’Elba. In queste due aree, tramite sensori posti in mare fino a quaranta metri di profondità, i ricercatori hanno scoperto come il calore superficiale si traferisca lungo tutta la colonna d’acqua. La scorsa estate, esattamente a giugno e agosto, due ondate di calore hanno provocato un aumento repentino delle temperature, arrivate a 20°C perfino a 20-25 metri di profondità.

dati-mare-caldo

@Greenpeace

L’impatto del surriscaldamento sulle specie marine

Il riscaldamento delle acque dei mari causa una serie di pesanti conseguenze sui diversi ecosistemi marini, tra cui la scomparsa di alcune specie chiave e l’invasione di altre che si adattano più facilmente alle temperature più calde. 

“In tutte le aree di studio sono stati osservati chiari fenomeni di mortalità su colonie animali e organismi vegetali, riconducibili all’effetto dell’aumento delle temperature” – evidenzia Greenpeace – “Le gorgonie sono tra le specie più sensibili: all’isola d’Elba tra il 20 e il 30 per cento delle colonie monitorate di gorgonie bianche (Eunicella singularis) e gialle (Eunicella cavolini) presentava segni di necrosi, con una loro significativa diminuzione nei primi 20 metri di profondità in tutte le aree oggetto di studio.”

Inoltre, il surriscaldamento sta mettendo a rischio la biodiversità locale, favorendo l’espansione di specie aliene, come l’alga Caulerpa Cylindracea, a scapito delle specie native, e l’insediamento di specie termofile, in passato confinate a latitudini inferiori.

Ad esempio, nelle acque dell’Isola d’Elba le specie termofile rappresentano ormai il 13% delle specie della comunità di scogliera, mentre nel Plemmirio sono ormai il 19%, tra cui rientrano specie come il pesce pappagallo (Sparisoma cretense) o il vermocane (Hermodice carunculata), che sono in costante aumento. 

“L’ecosistema marino, già sotto pressione, è messo ancora più a rischio dalla crisi climatica.” – conclude Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace – “Se da un lato sono urgenti azioni coordinate e globali per tagliare le emissioni di gas serra, dall’altro sono fondamentali investimenti per rafforzare e ampliare la rete di aree marine protette: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi a un cambiamento che è già in atto”

Fonte: Greenpeace

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