Ancora veleni, ancora petrolio in mare al largo della California. Ieri un'altra fuoriuscita di petrolio si è verificata al largo della costa della contea di Santa Barbara, una delle località più amate dello stato. Una enorme chiazza si è allargata nel giro di pochi minuti. Ed è ancora disastro ambientale, ancora marea nera
Ancora veleni, ancora petrolio in mare al largo della California. Ieri un’altra fuoriuscita di petrolio si è verificata al largo della costa della contea di Santa Barbara, una delle località più amate dello stato. Una enorme chiazza si è allargata nel giro di pochi minuti. Ed è ancora disastro ambientale, ancora marea nera.
Anche se i numeri non sono ancora definitivi, si teme che siano finiti nel Pacifico ben 400.000 litri di petrolio. Colpa di un guasto all’oleodotto gestito dalla Plains All American Pipelins che ha messo in guardia sulla quantità di greggio che potrebbe finire in mare.
Se finora si parla di circa 80.000 litri già in viaggio in mezzo all’Oceano, la società parla della fuoriuscita di una quantità decisamente più temibile: 400.000 litri.
“Proprio oggi, Plains All American Pipeline è venuta a conoscenza di un rilascio di petrolio greggio dal suo gasdotto da 60 cm situato a Las Flores Gaviota nella contea di Santa Barbara. I primi rapporti indicano che il petrolio rilasciato abbia raggiunto un canale sotterraneo che porta verso l’Oceano Pacifico. Di conseguenza, la fuoriuscita ha influenzato l’acqua dell’oceano e il litorale. In questo momento, la quantità di olio rilasciata è sconosciuta”, si legge in un comunicato rilasciato ieri dalla società.
Il governatore della California Jerry Brown ha dichiarato lo stato di emergenza, temendo gli effetti della fuoriuscita di petrolio nei pressi di Refugio State Beach.. Durante la notte, le dimensioni della chiazza nera si sono allargate, raddoppiando: da 6 a circa 14 km. Cifra che si è rivelata più elevata rispetto a quanto ci si aspettasse, come ha precisato il capitano della Guarda Costiera, Jennifer Williams.
Refugio State Beach è stato evacuato e chiuso a tempo indeterminato. Altri avvisi sono stati emessi per la vicina El Capitan State. L’area è un luogo sensibile e importante per vari tipi di specie, tra cui balene e rari uccelli marini, già colpiti dal disastro.
La Guardia Costiera è impegnata nella pulitura dell’acqua e sta cercando di limitare i danni, eliminando parte del petrolio. Un team di esperti di fauna selvatica è stato convocato subito sul posto per prendersi cura degli animali coinvolti nel disastro ambientale.
“Domani probabilmente vedremo più di un segno dei danni subiti dalla fauna selvatica” ha detto Morgan Miller, che si è recato ieri alla spiaggia per aiutare gli animali avvelenati dal petrolio.
Santa Barbara fa il bis. Proprio così. Già nel 1969 la città aveva subito un altro incidente simile. Quella del 2015 è dunque la seconda marea che funesta questa zona. Annie Leonard, direttore esecutivo di Greenpeace Usa, ha commentato:
“Le fuoriuscite di petrolio non sono mai incidenti. Esse sono il risultato diretto di una supervisione scadente delle aziende dei combustibili fossili che hanno messo i loro profitti al di sopra dell’impatto sull’uomo e sull’ambiente. Ogni volta che si verifica una fuoriuscita, l’esplosione di un mezzo che trasporta petrolio o qualche altro disastro, noi invitiamo i nostri leader ad assumersi la responsabilità di portare avanti il cambiamento. Finora hanno dimostrato di non avere il coraggio di resistere al ‘Big Oil’”.
Il Dio Petrolio prima di tutto. Eppure le alternative ci sono. E la stessa California le sta già sperimentando. Lo stato americano, infatti, ha avviato politiche importanti per la diffusione del fotovoltaico e più in generale delle energie rinnovabili.
Ma intanto il petrolio continua a seminare morte e distruzione, a vantaggio solo delle lobby che vogliono farci credere che proprio non possiamo farne a meno.
Mentre ancora si fa la conta dei danni nel Golfo del Messico, a Yellowstone…
Francesca Mancuso
Foto: GreenpeaceUsa
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