Un nuovo studio condotto in Giappone prevede che la siccità sarà sempre più frequente anche nelle zone poco interessate dall'inquinamento atmosferico

©alohaflaminggo/123rf.com
Un nuovo studio condotto dal National Institute for Environmental Studies (NIES) in Giappone lancia l’allarma: nel prossimo futuro i fenomeni siccitosi diventeranno sempre più frequenti e violenti, anche in regioni del mondo meno interessate dall’inquinamento e con bassi livelli di gas serra nell’aria, gettando le basi per una nuova “normalità”.
Si prevede che, nei prossimi 30/50 anni, la siccità raggiungerà livelli record in conseguenza dell’aumento delle temperature globali dovuto alla crisi climatica. Questo, come è ovvio, avrà ripercussioni molto negative sull’agricoltura, sull’approvvigionamento dell’acqua e dell’energia in tutto il Pianeta.
Leggi anche: Siccità: cosa deve fare davvero l’Italia per risolvere la crisi idrica, secondo Sergio Costa
Le attuali pratiche di gestione dell’acqua si basano su statistiche e proiezioni. In un clima che cambia così velocemente, è necessario comprendere quando e in che modo le condizioni di grave siccità espresse come “senza precedenti” diventeranno frequenti, al fine di farci trovare preparati e da non rimanere “a secco”.
Gli studi condotti finora riferiscono dei momenti e delle dinamiche in cui emerge l’impatto del cambiamento climatico. Tuttavia, nessuno studio ha ancora previsto con successo i tempi in termini di siccità concentrandosi sulle sue conseguenze per quanti riguarda l’approvvigionamento della risorsa idrica a lungo termine.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata martedì sulla rivista Nature Communications, i periodi in cui le condizioni di siccità passeranno a uno stato senza precedenti in un mondo che sarà sempre più caldo. I ricercatori hanno previsto i cambiamenti nella frequenza dei giorni di siccità per 59 regioni subcontinentali globali fino alla fine del 21° secolo. E tra le aree più a rischio, come mostra il grafico, c’è anche l’Italia.
@Nature Communications
Successivamente, le proiezioni sulla siccità sono state incrociate con i dati relativi alle portate dei fiumi (ricavati dalla combinazione di cinque modelli idrologici globali e quattro proiezioni del modello climatico) e con diversi scenari di concentrazione di gas serra (alta o bassa) per valutare le conseguenze dell’inquinamento sui fenomeni siccitosi.
Si prevede, per la metà di questo secolo, un aumento dell’occorrenza della siccità del 25% in regioni con una bassa concentrazione di gas serra nell’aria e del 28% in regioni con un’alta concentrazione di gas serra – con alcune regioni che mostrano un incremento dei fenomeni siccitosi pari al doppio di quelli vissuti oggi (i cosiddetti hotspot della siccità, che includono le regioni mediterranee, l’America centro-meridionale e l’Australia).
Gli studiosi concludono sostenendo la necessità di piani di mitigazione climatica e di adattamento alle nuove condizioni ambientali per riuscire a superare le condizioni di siccità straordinaria che ci aspettano e non rischiare di rimanere senz’acqua nel prossimo futuro.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: Nature Communications
Ti consigliamo anche:
- L’ondata di calore che ha messo sotto scacco l’Italia non è sola: dall’Artico al Giappone, il caldo batte tutti i record e infiamma il mondo
- Vi siete mai chiesti perché l’acqua viene quotata in borsa? Anche nell’allarme siccità in Italia c’è la risposta
- La siccità del Po non si placa: il fiume è ormai prosciugato, come mostrano le drammatiche immagini dei satelliti