La Terra torna a respirare: inquinamento in drastico calo nei paesi più colpiti dal coronavirus

Le regioni in cui è stata registrata una maggiore diffusione del coronavirus sono anche quelle dove l'inquinamento atmosferico è in calo

La Terra sta tirando un sospiro di sollievo e torna a respirare col calo dell’inquinamento atmosferico. È questa, forse, l’unica buona notizia legata alla diffusione globale del coronavirus.

Una nuova analisi, diffusa dalla BBC e condotta dai ricercatori della Columbia University of New York, ha rivelato che i livelli di inquinamento atmosferico calano nelle zone del mondo dove la diffusione del coronavirus è maggiore, dalla Cina al Nord Italia.

Le foto satellitari della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea (ESA) lo hanno già mostrato più volte. Sia la Cina che l’area padana hanno perso gran parte del loro grigio manto, fatto di polveri sottili, anidride carbonica e biossido di azoto.

Iniziano a calare le emissioni anche negli Stati Uniti

Anche dagli Stati Uniti, uno dei principali inquinatori a livello mondiale, arrivano notizie di questo tipo. Nei giorni scorsi, Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e ciò sta facendo sentire i propri effetti anche sull’inquinamento atmosferico, ad esempio a New York, dove la congestione del traffico ha subito un drastico calo: questa settimana è stata pari al 17% rispetto al 52% dello stesso periodo del 2019.

Secondo la Bbc, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi compilati negli ultimi giorni, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale.

Emissioni in calo, dalla Cina all’Italia

Anche se le varie Arpa regionali tendono ad andarci caute, non confermando che si tratti solo della diffusione del virus ma che vi siano anche fattori legati alle condizioni meteo, è indubbio che il blocco totale in Cina e quello italiano stiano incidendo prepotentemente sull’inquinamento atmosferico.

cina inquinamento coronavirus

Fonte foto: Nasa

Un’analisi effettuata da Carbon Brief ha suggerito che si è verificato un calo del 25% del consumo di energia e delle emissioni in Cina per un periodo di due settimane. Ciò probabilmente porterà a un calo complessivo pari all’1% delle emissioni di carbonio della Cina quest’anno, ritengono gli esperti.

Sia la Cina che il Nord Italia hanno registrato cali significativi di biossido di azoto, legato alla riduzione degli spostamenti in auto e dell’attività industriale. Il gas è sia un grave inquinante dell’aria che un potente agente chimico.

Inquinamento coronavirus

©ESA

Con il blocco dell’aviazione e milioni di persone che lavorano da casa, è prevedibile che le emissioni caleranno anche in altri paesi del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti.

Anche se le persone che lavorano da casa probabilmente faranno un maggiore uso del riscaldamento domestico e dell’elettricità, il contenimento dei pendolari e il generale rallentamento delle economie avrà probabilmente un impatto importante sulle emissioni.

“Mi aspetto che avremo il più piccolo aumento del picco di CO2 che abbiamo registrato nell’emisfero settentrionale dal 2009, o anche prima”, ha detto il prof. Róisín Commane, della Columbia University.

Dello stesso avviso anche altri scienziati, tra cui la prof.ssa Corinne Le Quéré dell’Università dell’Anglia orientale, secondo cui il rallentamento di molte delle attività economiche e dei trasporti avrà un impatto sui livelli di CO2 per l’intero anno.

“Dipenderà da quanto dura la pandemia e da quanto è diffuso il rallentamento dell’economia, in particolare negli Stati Uniti. Ma molto probabilmente penso che lo vedremo nelle emissioni globali quest’anno. Se dura altri tre o quattro mesi, sicuramente potremmo vedere una riduzione”.

La differenza si vede anche dallo spazio

Se è ancora presto per fare previsioni, c’è un dato incontrovertibile ed è quello che balza agli occhi anche dei non esperti. Le immagini satellitari fornite dalla Nasa e dall’Esa mostrano differenze evidenti sia in Cina che in Italia sul fronte delle emissioni.

Il servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus (CAMS) ha osservato una diminuzione del particolato fine – uno dei più importanti inquinanti atmosferici – nel febbraio 2020 rispetto ai tre anni precedenti. Combinando osservazioni satellitari con modelli computerizzati dettagliati dell’atmosfera, è stata rilevata una riduzione di circa il 20-30% del particolato superficiale su gran parte della Cina.

Quest’animazione, che utilizza i dati del satellite Copernicus Sentinel-5P, mostra le emissioni di biossido di azoto dal 20 dicembre 2019 al 16 marzo 2020. Il calo delle emissioni alla fine di gennaio è visibile, in coincidenza con la quarantena nazionale, e dall’inizio di marzo i livelli di biossido di azoto hanno iniziato ad aumentare.

Josef Aschbacher, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’ESA, ha spiegato:

“I satelliti offrono un punto di vista unico per monitorare la salute del nostro pianeta. Oggi Sentinel-5P è uno dei sette satelliti Copernicus in orbita. Attualmente fornisce le misurazioni più accurate del biossido di azoto e di altri gas in traccia dallo spazio. Poiché il biossido di azoto è prodotto principalmente dal traffico e dalle fabbriche, è un indicatore di primo livello dell’attività industriale in tutto il mondo. Ciò che è chiaramente visibile è una significativa riduzione dei livelli di biossido di azoto in Cina, causata da una ridotta attività dovuta alle restrizioni COVID-19, ma anche dal capodanno cinese a gennaio”.

La Terra sta respirando.

Fonti di riferimento: Columbia University, BBC, Esa

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