La macchina che (ri)trasforma la plastica in petrolio

Akinori Ito, Capo di Direzione alla Blest, una società giapponese, ha trovato in qualche modo una soluzione alla questione. Se la plastica non è altro che petrolio modificato, perché non invertire il processo e farla tornare quello che è in origine? E così il signor Ito ha costruito una macchina per fare proprio questo. La sua soluzione è sicura, ecologica ed efficiente.

La plastica, come sappiamo, benché utilissima causa una quantità non indifferente di problemi: intasa le discariche, i mari, viene bruciata dai termovalorizzatori – che emettono tonnellate di CO2 nell’atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale . E se vogliamo rendere ancor meglio il concetto, la sua produzione assorbe il 7% del nostro utilizzo annuale di petrolio, una risorsa non rinnovabile e in diminuzione.

Akinori Ito, Capo di Direzione alla Blest, una società giapponese, ha trovato in qualche modo una soluzione alla questione. Se la plastica non è altro che petrolio modificato, perché non invertire il processo e farla tornare quello che è in origine? E così il signor Ito ha costruito una macchina per fare proprio questo. La sua soluzione è sicura, ecologica ed efficiente.

Se si brucia la plastica, si generano tossine e una grande quantità di CO2. Se la trasformiamo in olio combustibile, invece, risparmiamo CO2 e al tempo stesso si aumenta la consapevolezza delle persone sul valore reale dei rifiuti in plastica“, afferma Ito. Un chilogrammo di rifiuti di plastica produce quasi un litro di olio carburante (sottoforma di benzina, diesel o kerosene) utilizzando circa 1 kW di energia elettrica.

La Blest produce macchine di varie dimensioni, adatte a fini industriali o di più semplice uso domestico. Ve ne sono già 60 in uso presso le aziende in tutto il Giappone, nell’industria ittica e nelle piccole fabbriche, con le prime spedizioni all’estero.
Fare una macchina che chiunque possa utilizzare è il mio sogno“, dice Ito. “La casa è il campo di petrolio del futuro“.

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