L’Irlanda dichiara l’emergenza climatica. L’italia invece non firma neanche per azzerare le emissioni…

Non solo il Regno Unito. Anche l'Irlanda ha riconosciuto ufficialmente e dichiarato l'emergenza climatica. Il governo infatti ha appena dato il via libera a un emendamento che conferma la necessità di agire per ridurre il riscaldamento globale e preservare la biodiversità. Ma l'Italia fa un passo indietro e non firma il documento per azzerare le emissioni

Non solo il Regno Unito. Anche l‘Irlanda ha riconosciuto ufficialmente e dichiarato l’emergenza climatica. Il governo infatti ha appena dato il via libera a un emendamento che conferma la necessità di agire per ridurre il riscaldamento globale e preservare la biodiversità. Ma l’Italia fa un passo indietro e non firma il documento per azzerare le emissioni.

Buone notizie arrivano dal Nord Europa. Dopo le proteste di Extinction Rebellion che hanno bloccato Londra per giorni, facendo sì che la Gran Bretagna proclamasse l’emergenza climatica, anche l’Irlanda si muove nella stessa direzione.

Il paese infatti ha approvato senza votazione un emendamento avanzato dal partito Fianna Fáil alla relazione Oireachtas parlamentare in cui erano presenti le raccomandazioni su

“come lo Stato possa rendere l’Irlanda leader nella lotta ai cambiamenti climatici”.

Fine Gael’s Hildegarde Naughton, presidente del Climate Action Committee, ha accolto con soddisfazione il risultato irlandese, definendolo “una dichiarazione importante”, ma ha aggiunto che occorre trasformare le intenzioni in azione.

Il ministro per l’azione per il clima Richard Bruton porterà nuove proposte al Dáil, il parlamento irlandese, e non vede l’ora di lavorare coinvolgendo “tutte le parti “.

Più cauto il leader irlandese dei Verdi, Eamon Ryan secondo cui

“dichiarare un’emergenza non significa assolutamente nulla a meno che non ci sia l’azione a sostenerla”.

Soddisfatta invece Greta Thunberg, che su Twitter ha scritto: “È una grande notizia”.

Cos’è un’emergenza climatica?

Anche se non esiste una definizione univoca, l’intenzione è quella di essere carbon neutral entro il 2030. In via definitiva si dovrebbero ridurre le emissioni di carbonio dell’80% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2050.

Chi sarà il prossimo paese? Di certo non l’Italia

Se altri stati d’Europa sembrano aver colto la gravità del problema, il nostro fa orecchie da mercante. Il quotidiano britannico Independent ha ottenuto un documento firmato da vari Paesi in vista del Consiglio europeo in corso a Sibiu, in Romania. Nel documento, i paesi rivolgono un appello alle autorità Ue chiedendo di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050. Ebbene, l’Italia non è tra i firmatari, insieme a Germania e Polonia.

La riunione del Consiglio europeo in corso in Romania ha l’obiettivo di discutere del futuro dell’Ue dopo la Brexit ma alcuni Paesi hanno sottoposto al Consiglio il documento chiedendo azioni più decise per combattere l’emergenza climatica. A farlo sono stati Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia che hanno chiesto ai capi di stato europei di promuovere l’azione per il clima impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra.

Il documento intitolato «Un Paese pulito per tutti» chiede all’Ue di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050 al più tardi e di potenziare i cosiddetti contributi nazionali determinanti, ovvero gli obiettivi climatici che le nazioni si sono date per evitare che le temperature terrestri superino la soglia dei 2 gradi centigradi in più rispetto agli anni ’90. In media i Paesi membri dell’Ue, compresa l’Italia, hanno accettato di ridurre le emissioni di gas del 40% entro il 2030, in linea con questo obiettivo. Ma potrebbe non essere abbastanza come confermato dall’ultimo report dell’IPCC.

“Il bilancio dell’UE attualmente in fase di negoziazione sarà uno strumento importante a tale riguardo: almeno il 25% delle spese dovrebbe essere destinato a progetti volti a contrastare il cambiamento climatico … In linea di principio, il bilancio dell’UE non dovrebbe finanziare alcuna politica dannosa per questo obiettivo” si legge nel documento.

Ma non tutti gli stati sono d’accordo. All’inizio di quest’anno, la Germania, insieme a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, si sono mosse per bloccare un ambizioso piano di riduzione delle emissioni della Commissione europea in occasione di un vertice UE a Bruxelles. Il piano imponeva ai paesi di ridurre il 95% delle emissioni, con un ulteriore taglio del 5% costituito dal finanziamento delle riduzioni delle emissioni al di fuori dell’UE.

E l’Italia purtroppo non è da meno…

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Francesca Mancuso

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