I Paesi del G7 hanno promesso di porre fine al “nuovo” inquinamento da plastica entro il 2040 (ma non basta)

Secondo i leader del G7 il traguardo sarà raggiungibile con l’aumento dell’economia circolare e la riduzione o la messa al bando della plastica monouso e non riciclabile. Ma ancora siamo a questo?

Ci impegniamo a ridurre a zero l’ulteriore inquinamento da plastica entro il 2040”, così i ministri dell’ambiente riuniti in Giappone hanno sottoscritto l’impegno a non produrre nuovo inquinamento da plastica. Non ripulire il pianeta, dunque, ma solo non aggiungere altro.

Così, a Sapporo, i Governi presenti al G7 ambiente (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada) per discutere di clima ed energia si prefiggono di eliminare quello che definiscono inquinamento da plastica “aggiuntivo” entro il 2040 e il traguardo si potrà raggiungere, dicono, con l’aumento dell’economia circolare e la riduzione o la messa al bando della plastica monouso e non riciclabile.

L’impegno è “contrastare le plastiche monouso, le plastiche non riciclabili e le plastiche con additivi nocivi, attraverso misure quali l’eliminazione graduale – quando possibile – e la riduzione della produzione e del consumo; applicare strumenti per internalizzare i costi attribuibili all’inquinamento da plastica; attaccare le fonti, i percorsi e gli impatti delle microplastiche”, si legge nel rapporto.

Un rapporto che fa seguito alla risoluzione ONU firmata poco nel 2022 da 175 Paesi, con cui si apriva alla stipula entro la fine del 2024 di un trattato giuridicamente vincolante sulla plastica.

In cosa consisteva il trattato globale sulla plastica

Si tratta di un trattato globale che regola l’intero ciclo di vita della plastica, inclusi produzione, progettazione e smaltimento per combattere l’inquinamento che sta deturpando oceani, laghi, fiumi e il suolo di tutto il mondo, mettendo a rischio numerosi ecosistemi.

Il passaggio aun’economia circolare può ridurre il volume di plastica che entra negli oceani di oltre l’80% entro il 2040; ridurre del 55% la produzione di plastica vergine  – sottolineava allora l’UNEP –  risparmiare ai Governi 70 miliardi di dollari entro il 2040; ridurre del 25% le emissioni di gas serra; e creare 700mila posti di lavoro aggiuntivi, principalmente nel sud del mondo.

Da allora, una coalizione di circa 50 Paesi ha spinto per andare oltre, per mettere fine all’inquinamento da plastica entro il 2040.

Oggi è troppo tardi, ribattono però gli ambientalisti, se si considera che secondo l’OCSE la produzione globale di plastica è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2019 (da 234 milioni di tonnellate a 460 milioni di tonnellate), mentre i rifiuti sono cresciuti a un tasso maggiore rispetto alla produzione, raggiungendo 353 milioni di tonnellate nel 2019.

E non solo: secondo i dati UNEP, la plastica rappresenta almeno l’85% dei rifiuti marini, solo il 9% della plastica viene riciclata a livello globale, il 19% va negli inceneritori e il 50% nelle discariche, mentre il restante 22% viene smaltito illegalmente.

QUI il rapporto comopleto.

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