Puglia sotto assedio, i gasdotti saranno due: dopo Tap, anche Eastmed a Otranto

Puglia a tutto gas: e sono due. Dopo Tap a Melendugno anche Eastmed a Otranto. Il tweet di Legambiente riassume alla perfezione ciò che sta accadendo nel Sud Italia.

Puglia a tutto gas: e sono due. Dopo Tap a Melendugno anche Eastmed a Otranto.

Il tweet di Legambiente riassume alla perfezione ciò che sta accadendo nel Sud Italia.

Nonostante le proteste incessanti che mettono il Tap sul banco degli imputati, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, pensa al progetto del gasdotto EastMed.

Da Tel Aviv, il ministro parla di “un progetto strategico per l’Italia”, che sarà presentato al G7 del 9 e 10 aprile prossimi.Un gasdotto che riscuote già successo tra i paesi. Israele, Grecia e Cipro hanno firmato una dichiarazione congiunta di impegno allo sviluppo.

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Il progetto EastMed, il più lungo del mondo, prevede prevede una porzione di 1.300 chilometri offshore e altri 600 onshore che porterà, secondo le previsioni entro il 2025, la commercializzazione delle riserve energetiche scoperte da Israele nell’est del Mediterraneo, attraverso Cipro e Grecia fino all’Italia.

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Un gasdotto sottomarino che rilancia l’ipotesi di utilizzo del gasdotto Poseidon di Edison a Otranto.

“Con la firma dell’accordo per il lancio del progetto Eastmed si concretizza sempre più il rischio di avere ben due gasdotti in Puglia, uno a Melendugno e l’altro a Otranto”, commenta Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.

Nel 2011 la società IGI Poseidon aveva ottenuto l’autorizzazione del Mise per il progetto definitivo per la costruzione e l’esercizio dell’opera.

“Invitiamo nuovamente istituzioni e politica, a livello nazionale e regionale, a lavorare sull’ipotesi di un unico gasdotto nella nostra regione, attraverso un processo decisionale che coinvolga pienamente i territori interessati”, dice ancora Tarantini.

Nel frattempo che si discute di nuovi gasdotti, la strategia nazionale sulle fonti rinnovabili resta un miraggio.

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“La vicenda del Tap non può essere affrontata in maniera isolata, ma deve rappresentare l’occasione per discutere della strategia energetica nazionale che punti sulle fonti rinnovabili, ferme al palo da 4 anni, sull’efficienza energetica, e sull’utilizzo del gas come fonte fossile di transizione, per arrivare già nei prossimi anni a chiudere progressivamente le vecchie e inquinanti centrali a carbone”, chiosa Legambiente.

Dominella Trunfio

Foto: Legambiente

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