La frana di Ischia è solo l’ultima tragedia annunciata, conseguenza del mix letale di abusivismo, condoni e dissesto idrogeologico

Il dramma vissuto dalla popolazione di Casamicciola, a seguito della frana, poteva essere evitato. Ancora una volta l'abusivismo edilizio e i condoni hanno avuto la meglio (e a rimetterci sono state le persone). Gli investimenti nella prevenzione non possono più essere rimandati

Sull’isola di Ischia si continua a scavare nel fango alla ricerca delle altre persone disperse e le speranze di ritrovarle vive si affievoliscono di ora in ora, mentre il bilancio delle vittime è salito a otto. A Casamicciola si respira un’atmosfera di desolazione, paura ma soprattutto di rabbia perché quella devastante frana, avvenuta lo scorso sabato, non è stato un “semplice incidente” causato da un disastro naturale.

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Le immagini di Ischia, che fanno male al cuore, sono quelle di un Paese che non riesce ad imparare dai propri errori. – ha commentato l’Onlus Marevivo, che si occupa di salvaguardia dei mari – Incuria, indifferenza e abusi edilizi, incentivati dalla forza che ormai sembra inarrestabile dei cambiamenti climatici, sono le cause di disastri come questo che potrebbero e dovrebbero essere evitati lavorando sul territorio e sulla conservazione nella nostra natura preziosa.

Quanto accaduto sull’isola di Ischia è il risultato del mix fatale di diversi fattori che sono stati sottovalutati o ignorati per anni: abusivismo edilizio, condoni e dissesto idrogeologico. Dall’inizio dell’anno in Campania sono stati 18 i fenomeni climatici estremi, di cui ben 6 soltanto nell’ultimo mese, come emerso dal recente report di Legambiente.

A destare grande preoccupazione è la piaga dell’abusivismo: in particolare sull’isola di Ischia sono circa 600 le abitazioni abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento. E i numeri relativi alle pratiche di condono presentate nell’arco di vent’anni, in occasione delle tre leggi nazionali, sono impressionanti: 27.000 (di cui 8530 istanze a Florio, 3506 a Casamicciola e 1910 a Lacco Ameno).

E a seguito del Decreto Genova del 2018, che conteneva un condono per la ricostruzione post-terremoto di Ischia, il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono circa 1000 ad oggi.

Ad intervenire sulla vicenda anche il Consiglio Nazionale dei Geologi.

“Purtroppo il rischio di questi fenomeni nella zona ischitana è elevatissimo, l’ultimo evento in ordine di tempo si è verificato nel 2009, e i dati del rapporto ISPRA del 2021 indicano per Casamicciola che circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato – conferma Lorenzo Benedetto, Presidente Centro Studi CNG. – I piani per l’Assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino, evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso: infatti si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito.

Leggi anche: Le frane sono un rischio più concreto di quanto pensi in Italia: come comportarti per salvarti la vita

L’importanza della prevenzione per evitare disastri futuri

Per gli abitanti di Ischia le frane rappresentano da tempo un grande incubo con cui convivere. Dal 1910 ad oggi questi fenomeni estremi come quelli che hanno colpito Casamicciola hanno provocato una 30ina di morti. Tutte vittime che si sarebbero potute evitare.

Ma cosa si può fare ora per correre ai ripari? Per evitare drammi futuri Legambiente ha lanciato un appello al Governo Meloni per chiedere tre impegni non più rimandabili, ovvero: un piano nazionale di adattamento al clima, una legge contro il consumo di suolo, e l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico.

Anche dal Consiglio Nazionale dei Geologi arriva una serie di interventi concreti:

  • Aggiornare i piani per l’assetto idrogeologico e di gestione delle alluvioni perché il territorio è in continua evoluzione, intensificata anche dai cambiamenti climatici in atto
  • Adeguare la pianificazione urbanistica comunale, in modo da non continuare a costruire in aree pericolose ed attuare dunque uno sviluppo compatibile e sostenibile con l’assetto geologico del territorio
  • Delocalizzare le strutture dalle aree a rischio, recentemente in Campania un importante riferimento è la Legge regionale del 10 agosto 2022 numero 13, che favorisce ed incentiva la delocalizzazione di edifici posti in aree a rischio di frana e alluvione
  • Attuare i presidi territoriali, a supporto dei sistemi locali di protezione civile, per monitorare l’evoluzione del territorio insieme ai sistemi strumentali di monitoraggio e di allerta, al fine di tutelare in primis l’incolumità delle persone
  • Attuare i piani di Protezione Civile, soprattutto nella fase che precede l’evento al fine di ridurre il danno, soprattutto in termini di salvaguardia della vita umana
  • Informare la cittadinanza così da determinare popolazioni più resilienti. I cittadini devono essere messi a conoscenza dei possibili scenari di rischio che si possono verificare durante le emergenze e delle azioni e comportamenti che devono porre in essere per evitare di mettere a rischio la propria incolumità e quella degli altri
  • Occorre infine la manutenzione del territorio che deve riguardare non solo fiumi e torrenti ma anche i terreni presenti sui versanti, prevedendo incentivi economici per i privati nella realizzazione di opere di manutenzione e di sistemazione che migliorerebbero le condizioni di stabilità e di assetto del territorio stesso

Non possiamo più assistere inerti a scene terrificanti come quelle a cui stiamo assistendo negli ultimi giorni. Non in un Paese che si definisce civile.

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Fonti: Consiglio Nazionale Geologi/Legambiente

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